L’ingegner Andrea Vanetti era già Mastino ancor prima che nascesse quando, nel grembo della mamma, una grande appassionata di hockey, andava al PalAlbani a tifare la gloriosa Kronenburg. A sei anni ha calzato per la prima volta i pattini e ha iniziato la sua avventura in giallonero che, dopo l’esperienza in Svizzera e a Milano, continua anche ora ed è giunta al secondo appassionante capitolo.

Che cosa ti ha spinto a cominciare a giocare ad hockey?
“I miei genitori amano l’hockey e forse avevo già la strada segnata. In realtà, mi è sempre piaciuto tantissimo e da bambino ero affascinato in particolare dal ruolo del portiere e dal suo riuscire a bloccare il disco con il guanto. Però non ho mai provato a giocare in porta, nemmeno in allenamento, e sono sempre stato attaccante”.

Qual è il tuo primo ricordo legato a Varese?
“Nenad Ilic è stato il mio primo allenatore. In quella Under 8 c’erano anche Andreoni, Francesco Borghi e Stefan Ilic ed è con loro che ho vinto il mio primo torneo, ossia il Trofeo Merzario. Nello stesso anno, da aggregati con l’Under 12 abbiamo partecipato alle finali nazionali in cui Varese si è piazzata al terzo posto facendo un’ottima figura. Sono stati anni bellissimi: sono nato Mastino e lo sarò per sempre”.

Poi sei andato in Svizzera.
“Attorno ai 12 anni sono stato notato dal Lugano e ho terminato lì il mio percorso nel settore giovanile. Se con Ilic ho imparato le basi, in Svizzera sono diventato un vero giocatore di hockey e ho coronato i tanti sacrifici miei e dei miei genitori quando, un po’ a sorpresa, sono stato convocato con la prima squadra per il derby contro l’Ambrì. Al termine dell’annata, però, il Lugano non mi ha aggregato in pianta stabile alla rosa di Serie A e ho fatto un passo indietro, scendendo in Serie C con Bellinzona e Chiasso. È stato un bivio importante, ma non rimpiango nulla perchè, a conti fatti, attualmente sono realizzato nel lavoro e dal punto di vista hockeystico”.

Un’altra svolta nella tua carriera è avvenuta a Milano.
“Ho vissuto in un residence con i miei compagni, molti dei quali sono attualmente a Varese. Abbiamo creato un gruppo che definirei indistruttibile sia sul ghiaccio che fuori e non per niente in quei tre anni abbiamo vinto insieme un campionato e due Coppa Italia. Sono felicissimo che in estate siano approdati in giallonero”.

Quali sono le prospettive e gli obiettivi per questa stagione?
“Siamo forti tecnicamente e molto uniti tra noi e c’è davvero la possibilità di fare qualcosa di unico che, per ora, non vogliamo nominare. La sconfitta con il Valdifiemme è un incidente di percorso, una partita storta che può capitare e che speriamo non si ripeta più. Ci auguriamo che quei due punti persi non pesino troppo nell’economia della classifica finale, ma credo che le sfide che davvero contano siano altre. Personalmente sto segnando meno dell’anno scorso, ma do tutto quello che posso alla squadra: esperienza, serietà, impegno e collaborazione. I gol e gli assist magari arriveranno in seguito”.

Sabato sera (ore 18.30) arriva il Pergine per la prima di ritorno. 
“Non potevamo svoltare al giro di boa in una posizione migliore. Il primo posto è un buonissimo punto di partenza, ma credo che il ritorno sarà più impegnativo: avremo più partite esterne che interne e ogni gara sarà davvero a sé perchè molte squadre saranno più consolidate, avranno un ritmo più sostenuto e proveranno a batterci ad ogni costo. Noi, tuttavia, abbiamo una forte consapevolezza e non temiamo nessuno”.

Laura Paganini