Non chiamatelo Villar Speroni. Nel senso che la tappa di chiusura del Pro Patria Summer Tour 2019, è un test in famiglia che ha poco a che spartire con altre consolidate abitudini. Ma il Pro Patria A-Pro Patria B giocato ieri pomeriggio è a suo modo storico avendo rappresentato il varo agonistico (senza bottiglie infrante) del nuovo campo di allenamento atteso da almeno tre lustri. Un terreno di gioco di dimensioni praticamente regolari su cui, oltre alla prima squadra, si allenerà anche la Berretti. Insomma, un 17 agosto da circoletto rosso nel personalissimo cartellino tigrotto.
Ma dopo 34 giorni di preparazione, 8 doppie sedute durante il ritiro di Sondalo, 6 test amichevoli, 2 gare ufficiali, 5 vittorie con squadre di categoria inferiore, 3 sconfitte con avversari di campionati superiori, tutto viene messo fatalmente alle spalle. Da settimana prossima, nel mirino c’è il bersaglio grosso. Vale a dire, l’incombente Serie C. Ivan Javorcic sembra non aspettare altro: “Abbiamo lavorato bene. Siamo pronti”.

Al termine del match di domenica, il tecnico aquilotto Italiano ha detto: “Oggi c’era una categoria e mezza di differenza”. Sempre che sia vero, la mezza di troppo più demerito della Pro Patria o merito dello Spezia?
“Quando perdi 5-0 c’è poco da parlare. E’ chiaro. Ma Italiano ha anche detto che la Pro Patria è andata a La Spezia a giocarsela. Faccio un esempio. Su 11 uscite dal loro portiere, per 10 volte abbiamo forzato la giocata sul lancio lungo o sulla palla in fallo laterale. Mentre su 8 nostre uscite, per 6 volte abbiamo saltato la prima linea di pressione. Purtroppo, poi abbiamo spesso sbagliato scelte su potenziali superiorità numeriche. Può sembrare poco. Ma nella nostra prospettiva, non lo è per nulla”.

Si è parlato di sconfitta utile. Sul piano mentale o su quello tecnico? La sensazione è che ci siano stati insegnamenti su entrambi i fronti.
“La sconfitta ci è servita. Sono esperienze che formano e fanno migliorare la squadra. Anche se abbiamo commesso tanti errori. Ma, onestamente, il primo tempo era una gara da 0-0. Poi guardi il punteggio e sei portato a fare altri discorsi. Ribadisco, in quel 5-0 ci sono tante cose che dicono che la direzione presa è quella giusta. Mi rendo conto che il tifoso abbia approcciato quella partita con l’idea di superare il turno e andare a giocare con il Sassuolo. E’ comprensibile, ci mancherebbe. Anzi, è giusto così. Ma io devo guardare anche altre cose”.

Contro il Verbano si sono rivisti scampoli di trequartista. Semplice piano alternativo, scelta figlia della difficoltà di legare i reparti avvertita con lo Spezia o già mossa anti Monza?
“Semplicemente una risposta al loro passaggio al 3-4-3. Solo contingenza. Nulla più”.

Due pedine residue per completare la rosa. Partendo dall’esterno sinistro, come valuta il periodo di prova di Niccolò Baronio?
“E’ arrivato con un deficit di preparazione e devo dargli atto che si sta impegnando. Valuteremo prima di martedì alla ripresa degli allenamenti se tenerlo con noi ancora qualche giorno prima di prendere una decisione definitiva”.

Quanto alla punta, qualcuno si aspetta un crack, altri solo un attaccante di complemento. La verità sta nel mezzo?
“La società è sempre stata molto chiara nella comunicazione. Ci sono dei parametri economici da rispettare. In più, non possiamo nasconderlo, c’è una nuova normativa sugli incentivi all’utilizzo dei giovani di cui tenere conto. Per noi è vitale. Per dire che a parità di condizioni, se dobbiamo scegliere tra un ’95 e un ’98, l’opzione è chiara. Poi, se il senso della domanda è cosa può mancare tecnicamente al nostro organico, la risposta è un attaccante completo che possa spaccare la partita con un guizzo e delle giocate”.

Tra i titolari di La Spezia c’erano solo 2 volti nuovi rispetto all’anno passato (Spizzichino e Defendi). Contro il Matelica uno (Spizzichino). Quanto e in cosa è cambiata la Pro Patria 3.0 di Javorcic?
“Può sembrare paradossale. Ma questa squadra è molto cambiata. Più di quello che può sembrare in apparenza. E al di là dei nomi. E’ cambiata nelle dinamiche interne e nelle responsabilità dei singoli. Il campionato di Ghioldi non potrà essere quello dell’anno scorso, lo stesso vale per Mastroianni, Lombardoni ecc. Faccio dei nomi solo per dare l’idea. Il discorso riguarda tutti. Non si possono fare dei paragoni con quello che abbiamo vissuto l’anno passato. Sarà tutta un’altra storia”.

Vedremo qualcosa di diverso nella gestione dei portieri?
“La gerarchia in partenza è chiara. Il titolare è Tornaghi. Anche perché in questo momento Mangano è fuori per infortunio (dovrebbe essere disponibile per domenica così come Le Noci che si è allenato con profitto a parte, ndr). Ma ognuno ha un suo ruolo nel gruppo. E durante una stagione possono succedere tante cose”.

Tra le novità, il preparatore Disderi. Cambio di filosofia nel lavoro atletico?
“No. Anche perché la nostra filosofia è sempre stata quella di avere una condizione costante durante la stagione. Quindi, nessun carico particolare all’inizio. Siamo una squadra più potente che veloce. E’ una cosa di cui tenere conto”.

Rimessa dal fondo. Rivoluzione non da poco…
“Va tutto nella direzione di una maggiore spettacolarizzazione. Credo che farà tanta differenza nel calcio di vertice. Ma non in Serie C. Dove, credo, inciderà poco. Nelle gare che abbiamo giocato con Sampdoria e Spezia è stato molto divertente e stimolante confrontarsi con staff tecnici che curano con tanta attenzione anche questi particolare. Per noi è stato un grande fattore di crescita”.

Rimanere è stata una scelta di coraggio. Più forse di quanto ce ne sarebbe voluto per salutare la compagnia. Cosa l’ha convinta a rimanere?
“Non sono rimasto perché mi è stato detto che avremmo fatto la squadra più forte per fare i playoff e magari andare in Serie B. Questo deve essere chiaro. Non sono rimasto per la mia zona di comfort o perché mi sento più protetto qui. Esattamente il contrario. Sono rimasto perché mi piacciono le sfide e penso che quella di quest’anno sia molto più difficile di quella dell’anno passato. Siamo in un girone con squadre che da anni fanno la C come AlbinoLeffe, Renate, Giana. Noi siamo solo al secondo anno. Non è una differenza da poco. Poi ci sono neopromosse con grandi motivazioni. Sarà una stagione durissima e credo che è nostro compito sottolinearlo. Pur tenendo conto delle legittime aspirazioni dei tifosi. Perchè sarebbe sbagliato pensare che sia matematico migliorare l’ottavo posto dell’anno scorso. Anche se lavoriamo tutti in quella direzione. Per questo sono rimasto”.

Durante il test in famiglia, ha fermato il gioco per invitare la squadra con il possesso ad aspettare la mossa dell’avversario. Possibile strategia in chiave Monza?
“Bisognerà saper leggere i momenti della partita. Senza forzare le giocate. Avendo pazienza quando sarà necessario”.

Non c’entra nulla, ma da bresciano di adozione, l’argomento è di attualità. Cosa pensa di Balotelli al Brescia?
“Partirà forte. Sono sicuro. Cellino è un presidente che sa davvero il fatto suo…”.

Giovanni Castiglioni