Il Varese non c’è più, la società non dà segnali di vita e la prima squadra è stata costretta a sospendere le attività. Il Varese però esiste ancora, esisterà sempre e saprà rinascere così come ha fatto nel 2004 e non ha invece saputo fare nel 2015. Una rifondazione, l’ultima, che non è stata capace di sfruttare l’entusiasmo della gente, che non ha gestito bene le risorse, che è andata a scatafascio anno dopo anno.

Conclusa a fatica la tribulatissima stagione scorsa, il peggio lo si è raggiunto in quella in corso, nemmeno portata a termine. Senza il bisogno di ricapitolare tutte le tappe, quella successiva sempre più triste di quella precedente, pubblichiamo le condizioni in cui è stato lasciato lo stadio intitolato a “Franco Ossola”. Chiuso, abbandonato, scassato e persino preda degli sciacalli. Nei giorni scorsi, infatti, sono stati trovati lucchetti e catene tranciati, segno che qualcuno si è impropriamente introdotto per rubare chissà cosa. La denuncia è scattata sui social dove sono state pubblicate le foto che vi mostriamo. L’autore, Ezio Macchi, ha anche allertato l’amministrazione comunale che si è immediatamente recata allo stadio con le forze dell’ordine. Gli agenti hanno fatto tutti i rilievi del caso.

Roba per aria, vecchi quadri buttati per terra, cornici rotte e vetri ovunque. Un vero e proprio sfregio ai 109 anni di storia del club. “Guardate cosa hanno fatto allo stadio di Varese”, il messaggio di sdegno che circola sui social.

Sul “Franco Ossola” ne hanno promesse di ogni, da Laurenza a Taddeo fino ad arrivare ai megalomani progetti di Berni che di seguito vi mostriamo. Riapertura della Curva? Copertura nei distinti? Area parcheggio? Area commerciale? Non esattamente. Curva mai riaperta, Distinti inagibili, bagni mai ristrutturati coi lavori partiti e abbandonati dai muratori mai pagati.

Non esistono immagini più rappresentative del Varese di oggi. Questa gente pretendeva anche una concessione dell’impianto, che è pubblico, è della collettività, quindi è nostro, quasi secolare. Ecco invece la realtà delle cose, non c’è bisogno di aggiungere altro: