Un anno vissuto in bilico tra Carlo Cottarelli, economista di fama internazionale, e Jerry West, famoso general manager dei Los Angeles Lakers.

Andrea Conti, general manager della Pallacanestro Varese, quando si guarda alle spalle vede un anno volato via a ritmi forsennati. Dodici mesi in cui il dirigente biancorosso si è occupato di tutto sfogliando, ma soprattutto realizzando al 101%, il mansionario del “perfetto g.m.”.

Un manuale ricco di incarichi, attività e responsabilità dentro le quali Andrea, 45 anni, marito di Alessandra, papà di Martina e Giulia 10 e 6 anni, con un terzo bimbo – “Speriamo maschio”, sibila Andrea – in arrivo a febbraio 2020 -, è rimasto l’uomo di sempre. Concreto, senza fronzoli, parole calibrate e gran lavoratore (in questo senso la differenza, a suo favore, con altri interpreti del ruolo che lo hanno preceduto è “abbastanza” netta…), si è destreggiato in maniera eccellente passando attraverso le “lezioni” del suo concittadino Cottarelli – entrambi sono cremonesi -, e quelle del celebrato dirigente losangelino.

“La mia prima stagione in Pallacanestro Varese – conferma Conti -, è stata dura, in certi momenti oggettivamente difficile e complicata, ma anche ricca di soddisfazioni come solo può esserlo un anno in cui si è lavorato per cercare di gettare solide fondamenta in grado di affrontare le sfide future. In questi dodici mesi, è vero, mi sono occupato molto di “spending review” perché il taglio dei costi, delle spese e del superfluo, ha rappresentato fin dal primo giorno un elemento assolutamente indispensabile del mio agire. A giugno 2018 mi sono confrontato con una macchina societaria formato “XXXXL”, decisamente sproporzionata sia rispetto ai reali fabbisogni quotidiani sia, soprattutto, rispetto alle risorse economiche esistenti. In questo senso la similitudine con il professor Cottarelli regge perché, per spiegarla in termini economici, il nostro deficit/PIL non era più sostenibile e, per forza di cose bisognava intervenire, e rapidamente, su due livelli. Primo livello: ridurre i costi, tagliare tutto il tagliabile, lavorare per snellire e/o rendere più efficiente la “macchina”. Secondo livello: lavorare contemporaneamente per aumentare le entrate“.

Risultati ottenuti sui due livelli?
“Il primo livello, quello relativo al contenimento dei costi ha dato e sta dando ottimi risultati perché intervenendo a 360° siamo riusciti a ridurre, e di parecchio, le spese. Certo, la “cura dimagrante” è stata drastica e in alcuni casi anche dolorosa, ma non avevamo altra scelta, né si potevano percorrere vie alternative>.

Esempi di tagli?
La lista degli interventi è talmente lunga, articolata ed estesa che per descriverla tutta servirebbe davvero un libro. Posso comunque garantire che tutto è stato passato al setaccio e dov’è stato possibile agire con la forbice è stato fatto. Per fare un esempio che coinvolgerà direttamente la nostra tifoseria comunico che la sede di Piazza Monte Grappa è in chiusura e tra pochi giorni la “squadra societaria” troverà adeguata collocazione all’interno del palazzetto rendendo più funzionale il rapporto diretto tra le persone che agiscono dietro le scrivanie e quelle che lavorano direttamente sul campo”.

Secondo livello: le entrate. Come funzionano le cose in questo settore?
“In questo caso risultati sono più che discreti anche se, come comprensibile, intorno a questo argomento c’è ancora tanto da fare e il “fiume” su cui poter intervenire è pressoché infinito: aumentare il numero dei consorziati; dei partecipanti a “Orgoglio Varese”, richiamare l’attenzione di potenziali sponsor, studiare nuove formule che funzionino da richiamo per gli spettatori e così via. Il “cantiere” di queste iniziative di marketing è in continuo movimento e, in quest’ottica, il ritorno di un validissimo professionista come Marco Zamberletti ha già prodotto effetti positivi”.

Qualche esempio delle “attività di cantiere”?
“Uno degli aspetti più importanti riguarda la ricettività del palazzetto per la quale attendiamo con una certa trepidazione  risposte relative al progetto di sistemazione che abbiamo presentato già da qualche tempo. Il progetto, coordinato dall’ingegner Aceti, prevede una ristrutturazione importante della Galleria Ovest presso cui verranno collocati “Sky Box”, un’area dedicata alle aziende partner, il museo del basket varesino e gli uffici della Pallacanestro Varese. Il tutto con una collocazione di pareti a tutto vetro che regaleranno una vista scenografica e suggestiva sul Sacro Monte. Comune di Varese e Regione Lombardia, in prima istanza, hanno manifestato grande interesse verso quest’opera per la quale attendiamo ora i primi passi ufficiali”.

Lasciamo la “fase-Cottarelli” e affrontiamo la “fase-Jerry West”. Sinteticamente com’è nata la squadra edizione 2019-2020?
la “genesi” del gruppo è riassumibile in questo modo. Per diverse ragioni – budget, prima di tutto, ma anche, inaspettatamente,  scelte diverse da parte di chi era con noi lo scorso anno – siamo stati costretti a cambiare rotta e strategie tecniche. A quel punto siamo andati decisi su giocatori già esperti dei campionati europei, pre-requisito fondamentale, e in possesso di un alto livello di duttilità tattica. A conti fatti pensiamo di aver allestito una squadra dotata di maggior talento individuale rispetto a quella vista il campionato scorso e, parlando sempre di caratteristiche, con qualità distribuita su più giocatori. Quindi, sulla carta, dovremmo vedere una Openjobmetis più pericolosa, meno “battezzabile” e più in grado di gestire la palla nei momenti che contano”.

Prospettive a bocce ferme?
“Quelle più volte annunciate: raggiungere la salvezza il più presto possibile. Tutto quello che verrà in più, in un campionato che si annuncia più che mai durissimo, sarà oro colato”.

Massimo Turconi