Volano gli stracci. Le idee sibilano e tagliano come coltelli. Ma, soprattutto, risuonano, anzi, tuonano potenti le parole di Linda Inuggi, presidentessa del Varese Basket Femminile. La numero 1 della società biancorossa, solitamente persona schiva e poco incline ad apparire, affida alla pagina Facebook uno sfogo lunghissimo, articolato e molto, molto dettagliato che deflagra quasi nel mezzo di una stagione ricca solo di incongruenze, problemi e volti indefinibili. La signora Inuggi non le manda a dire e, come potete leggere qui di seguito, ha considerazioni dure, pesantissime, per tutti i componenti lo staff tecnico.
A questo punto, crediamo, aggiungere qualcosa a queste parole è davvero inutile e ognuno – sia esso appassionato, tifoso, addetto ai lavori – tragga le sue considerazioni sulla vicenda. Tragga, anche, conclusioni che, in questo momento non vogliamo stimolare, anche se…

“Archiviata anche questa sconfitta (la presidentessa si riferisce allo stop casalingo rimediato sabato scorso contro Ponzano ndr), mi vedo costretta a “Dimissioni terapeutiche” perchè il silenzio assenso impostomi dal ruolo nuoce gravemente alla mia salute. Ciò non significa prendere le distanze dalle mie responsabilità, anzi, mi dimetto proprio perchè, per fiducia, per amicizia e riconoscenza per il lavoro precedentemente svolto ho permesso “obtorto collo” che la direzione tecnica non accettasse intromissioni nelle scelte sia dello staff che della composizione della squadra.

Scelte che pur dando i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, hanno sforato ampiamente il budget iniziale a disposizione della società. Budget che sicuramente non era inferiore a quello di altre società che con più esperienza e meno sicumera hanno saputo fare acquisti più “funzionali” alla squadra.

Le ragazze sono le ultime a dover essere chiamate in correità. Sono tutte encomiabili da chi è partita in quintetto a chi il quintetto se l’è strameritato, anche se non è stato facile.

Se i nuovi innesti non hanno corrisposto alle aspettative i motivi possono essere solo due: 
1) non erano funzionali al gioco
2) non si è fatto abbastanza per renderli tali… e posso serenamente aggiungere che nessuna di queste giocatrici si è presentata come salvatore della patria.

Da uno staff che vanta 3 allenatori, 3 mental coach… mi aspettavo soluzioni più scientifiche rispetto alla gogna mediatica per stimolare il rendimento delle loro atlete.

Questo mio dissenso espresso in recenti riunioni e proposte di soluzioni alternative per salvare l’annata, bocciate ancora prima che fossero considerate, mi hanno reso un corpo estraneo rispetto alla gestione della squadra.

Mi dimetto da presidente per assumermi la responsabilità di aver permesso che la fiducia accordata per il bene e l’interesse della Società non solo si è rivelata mal riposta ma anche “non funzionale” – per abusare di un termine con cui è stata bocciata la prima ed unica scelta di rinforzo.

Un clic sbagliato non mi ha permesso di finire il post che leggete di seguito..

parlavo della scelta di una giocatrice proposta dal consiglio, ma respinta con quella motivazione e con la richiesta di evitare intromissioni nelle scelte tecniche.

Scelte per le quali si assumeva la piena responsabilità. Per correttezza e coerenza, presidente e consiglio direttivo si fanno carico delle spese approvate. Dalla panchina ci aspettiamo soluzioni tecniche oltre al miracolo promesso e non ancora verificato…

per usare un linguaggio più consono alla mia schiettezza da sportiva dilettante che al presidente di una società che di professionistico ha soltanto una bella immagine…

se scelgo una scarpa che mi sta stretta.. non me la prendo con la scarpa e neanche con chi me l’ha pagata.

Basta con gli alibi“.

Massimo Turconi
(foto di Alice Buffoni)