La Openjobmetis sta proseguendo la sua trionfale cavalcata e ormai non ha più, paradossalmente, niente da dimostrare: in questo girone di ritorno ha mostrato a tutti le sue potenzialità, la bontà del suo percorso di crescita e il suo carattere; ha saputo vincere contro le prim(issim)e della classe e poi anche coi leoni feriti che giacciono sul fondo della classifica e hanno disperato bisogno di punti; ha raggiunto il suo obiettivo stagionale – la salvezza – addirittura con sei giornate di anticipo. Sembrerebbe la chiusura di un cerchio, la narrazione di un campionato finito, e invece no: Varese è ancora in corsa per qualcosa di più grande.

I Playoff mancano ormai da cinque anni e riuscire a tornarci, oltretutto al termine di una stagione partita senza proclami e con la testa rivolta a ben altri obiettivi, sarebbe uno dei migliori risultati della storia recente della Pallacanestro Varese. Non che l’attuale annata non risulti già apprezzabile di per sé, ovviamente, ma a questo punto mancare l’aggancio non farebbe altro che aumentare i rimpianti per l’ennesimo girone d’andata in cui sono mancati i risultati e in cui Varese ha avuto un record (pesantemente) negativo.

Non è un obbligo, intendiamoci, anche e soprattutto alla luce del fatto che praticamente nessuno si aspettava che un traguardo del genere fosse possibile, a parte quei giocatori – come Cain nella sua conferenza stampa di presentazione – che avevano fin dall’inizio dichiarato di avere quest’obiettivo e di ritenerlo plausibile. Ed è proprio grazie a loro, che non hanno mai smesso di credere nelle proprie potenzialità, che Varese è tornata ad un passo – due punti di distanza, per l’esattezza – dal tanto agognato ottavo posto.

L’appetito vien mangiando, si sa, e perciò adesso a Masnago tutti ci credono, compresa la squadra che – come dicevamo pocanzi – in realtà ci ha sempre creduto. La Openjobmetis ha speso tantissimo in questi due terzi di girone di ritorno in cui, sostanzialmente, non ha quasi mai perso (otto vittorie e due sconfitte), però adesso deve fare attenzione ad eventuali contraccolpi che potrebbero derivare da un calo fisico o da un calo di tensione. Contro Pesaro e Capo d’Orlando i biancorossi hanno dimostrato di non avere intenzione di staccare la spina e, anche dinanzi ad imponenti parziali di squadre ferite e bisognose di punti, hanno reagito colpo su colpo fino alla vittoria.

Servirà questo atteggiamento e servirà soprattutto tutta la lucidità possibile per affrontare, in questo finale di stagione, una serie di gare decisive anche in virtù del loro status di scontro diretto: Varese parte dalla sfida con Reggio Emilia e incrocerà, successivamente, anche Bologna, Cremona e Torino. Vincere contro la Grissin Bon significherebbe, con ogni probabilità, escludere i reggiani da una lotta serratissima che vede coinvolte ad oggi almeno sette squadre. Dalla sesta classificata in giù nessuno può dirsi sicuro di avere un posto nei Playoff, così come – fino a Reggio Emilia, dodicesima in classifica – nessuno può ancora dirsi spacciato.

I biancorossi arrivano a questo rush finale con la carica di chi è stato – assieme a Milano e Trento – il protagonista principale dell’intero girone di ritorno. La sensazione di poter vincere qualsiasi partita, però, da sola non basta. La Openjobmetis dovrà continuare ad essere cinica, spietata, attenta e intenzionata a fare risultato con qualsiasi mezzo lecito. E poi c’è un altro fattore: tra le squadre in lotta, solo Cantù, Cremona e Varese non avevano ad inizio anno l’obbligo di centrare la qualificazione. In queste situazioni, spesso, è chi non ha pressione che riesce a spiccare il volo. Sassari, Reggio, Torino e Bologna sono avvisate.

Filippo Antonelli