Oltre il Darfo, c’è soltanto la beffa. A 90’ dalla fine, le possibilità che il Rezzato possa rimettere la freccia sulla Pro Patria dopo il sorpasso al vertice di ieri, si riducono a mera eventualità statistica. Con buona pace degli scaramantici, la formazione biancoblu ha ben più di un piede in Serie C. Obiettivo ormai a portata grazie all’1-3 strappato a Ciliverghe. Un successo figlio di una chiara supremazia a dispetto di qualche affanno e della prova genuina dei locali. Non doveva (e non poteva) essere una passeggiata. E (infatti), non lo è stata per nulla.

Ma allargando il campo di valutazione oltre la stretta contingenza, si impongono un paio di riflessioni. La superiorità del progetto tecnico tigrotto rispetto a quello (ipertrofico) dell’ormai ex capolista va al di là del singolo punto di vantaggio. E dei dettagli evocati in queste ultime settimane. E’ una questione strategica. Ieri in campo dal primo minuto allo “Sterilgarda” c’erano 9/11 della squadra che il 3 settembre ha aperto la stagione contro il Lecco. Uniche variazioni, Mangano (per Guadagnin), in porta e Marcone (per Scuderi), in difesa. Due cambi entrambi frutto di infortunio o di diversa affidabilità atletica. Circostanza che spiega meglio di ogni altra come nella testa di Ivan Javorcic (e prima ancora nell’architettura della rosa disegnata da Sandro Turotti), ci fosse sin da 8 (se non 10) mesi fa una precisa idea di calcio. Difesa con tenacia e convinzione anche contro chi (non senza qualche ragione), riteneva andasse rivista (o integrata nel mercato) a campionato in corso. Chi la dura, la vince. Sempre.

Di contro il Rezzato l’altra domenica con il Lecco aveva solo 6/11 identici a quelli che avevano battezzato l’annata con la Grumellese. E (nel frattempo), ha cambiato anche l’allenatore. Un gap rispetto alla Pro Patria ridotto (ma non colmato) da 11 vittorie consecutive. Le 2 sconfitte e i 2 pareggi delle ultime 7 gare hanno premiato la costanza bustocca a fronte delle fiammate bresciane. In una gara a tappe è spesso così. Anche se non si vincono le singole frazioni. Alias, i confronti diretti. Ma un grande risultato è tale solo grazie ad un grande avversario. E il Rezzato lo è certamente. Accidenti se lo è.

Ora la Pro Patria ha la possibilità di festeggiare la promozione allo “Speroni”. Non accade dal 9 giugno 2002 (1-0 alla Sangiovannese e C1 agganciata). L’ultimo salto di categoria (2013), fu invece celebrato a domicilio. A Casale nello specifico. Per brindare occorrerà mettere sotto il Darfo. Già certo dei playoff da quinto e con la Pergolettese (quarta) a 2 punti. I tigrotti ce la faranno. Ne siamo certi. Perché hanno chiaro l’obiettivo e perché se lo meritano. Tanto quanto la società, ovviamente. A partire da Patrizia Testa, autrice di un piccolo miracolo sportivo dopo gli errori (messi a frutto), della stagione scorsa. Uno scotto pagato anche dalla tifoseria. Quest’anno (se possibile), ancora più appassionata e sanguigna dei suoi standard abituali. E i 250 (forse 300, o forse anche di più) di Ciliverghe ne sono la prova lampante.

Adesso, citando lo spalatino in panca: “Bisogna solo portare il lavoro fino in fondo”. Vincendo, s’intende. Un risultato diverso oltre che improbabile, sarebbe persino ingiusto.

Giovanni Castiglioni