Da simbolo – in virtù del suo agonismo – della Varese operaia a brillante perno di una squadra che ha iniziato il girone di ritorno con un incredibile ruolino di marcia. La trasformazione di Tyler Cain è stata significativa e ha permesso a Varese di trovare un punto di riferimento sotto canestro anche in attacco. L’ex giocatore di Forlì ha una grande abilità nei movimenti e nel posizionamento, oltre che nelle letture. Non è un caso che – proprio in virtù del suo lavoro nel tagliafuori – sia uno dei migliori rimbalzisti del campionato (a 8.9 di media) nonostante un atletismo sotto la media. In aggiunta, si sta rivelando un’arma rilevante in fase realizzativa: dalla sfida con Capo d’Orlando (22 punti con 10/10 dal campo) in poi, Cain sta mantenendo quasi 12 punti segnati a partita.

Le ultime tre vittorie sono arrivate in seguito a cinque sconfitte consecutive. Come avete fatto ad uscire dalla crisi?
«Sono stati per noi tempi difficili perché abbiamo perso diverse partite per pochi punti, sembrava che fossimo entrati in una spirale negativa. Però non abbiamo mai smesso di crederci, di credere in noi stessi e di lavorare duramente e assieme come un gruppo compatto. Finalmente i risultati si sono visti anche sul campo, penso che siano una diretta conseguenza del modo in cui abbiamo lavorato in questo periodo».

Avete vinto due derby in fila. Per i giocatori nuovi sono state due partite come le altre o ne avete percepito l’atmosfera?
«Prima di queste sfide è stato molto importante il contributo di coloro che giocavano già qui prima di quest’anno: ci hanno spiegato la storia di queste rivalità e sono riusciti a far sì che diventassero incontri speciali per tutti noi. In partita poi, in ogni caso, è stato facile accorgersi di questo perché il coinvolgimento dei tifosi è decisamente maggiore. Anche per questi motivi siamo molto felici di aver portato a casa queste due vittorie».

Pall Varese-Trento 07 cainNegli ultimi tempi hai cominciato a fornire un contributo realizzativo costante. Questione di adattamento o è cambiato il modo di giocare della squadra?
«Il coach ci ha sempre detto di voler coinvolgere i lunghi nel gioco offensivo della squadra, perciò questo mio miglioramento nel rendimento in attacco è più che altro figlio del progressivo adattamento al gioco. Ci è voluto un po’ di tempo per capire come trovarmi a mio agio e quali movimenti fossero necessari perché riuscissi a rendermi utile alla squadra anche da quel punto di vista».

Hai spesso dichiarato che vuoi raggiungere i Playoff. Un obiettivo fattibile?
«Sì, ma penso che in realtà sia l’obiettivo di tutti i giocatori e di tutte le squadre. Tutti vogliono arrivarci. Noi, a mio avviso, abbiamo una possibilità. Per farcela dobbiamo continuare a puntare sul duro lavoro e su una difesa forte, i due fattori che più di tutti possono determinare la differenza tra una vittoria e una sconfitta. Se ci creiamo con questi mezzi l’opportunità di vincere le partite e la sfruttiamo, possiamo trovarci in una buona posizione di classifica».

Come ti stai trovando a vivere a Varese?
«Molto bene, è una città che piace a me e alla mia famiglia. Le persone sono molto gentili con noi, il cibo è buono e c’è anche tanto da scoprire: ogni settimana cerchiamo sempre di trovare qualche posto nuovo qua nei dintorni in cui andare».

Dario Hunt è stato fino ad ora uno dei migliori centri del campionato. Cosa ti aspetti dal duello con lui?
«È un grande giocatore perché mescola ad un atletismo straordinario la capacità di concludere nei pressi del ferro con notevole precisione. Però per me una partita di basket non è mai una questione di uno contro uno: noi difendiamo di squadra. Io darò il massimo, così come faranno i miei compagni. La chiave per contenere un giocatore così sarà aiutarsi l’uno con l’altro».

Filippo Antonelli