Una stagione intensa, fatta di emozioni forti e vive. Un anno iniziato con un grosso punto di domanda: ce la farà Cassano, con questa squadra, ad accedere al girone unico, previsto dalla riforma del prossimo anno?
Una domanda che ha tartassato gli appassionati, che ha intimorito per le scelte, per alcuni, azzardate di mister Kolec e che ha tenuto tutti i cassanesi attaccati alla maglia amaranto, al Palazzetto Tacca e alla speranza di potercela fare. Ogni giocatore ha avuto l’onore e l’onere di fare la sua parte, il suo pezzetto per raggiungere un risultato strepitoso, storico e sognato. Il Cassano HC è in serie A1 a girone unico guidato da un giovane e competente allenatore, Mister Davide Kolec. Con lui abbiamo ripercorso le tappe di questo campionato, abbiamo parlato di presente e futuro.

Facciamo il punto, com’è andata questa stagione?
“Abbiamo iniziato con un mix di giovani e veterani e tutto sommato fino a inizio novembre  è andato tutto bene, ci stavamo allenando. Poi abbiamo avuto una serie di situazioni interne che ci hanno scombussolato e distratto; il tutto si è tramutato in un calo, non tanto fisico, ma psicologico. Abbiamo vissuto un periodo fatto da sei sconfitte consecutive in cui è stato difficile trovare la chiave giusta per superare la crisi. In quei momenti, dove di solito la società punta il dito contro l’allenatore, devo ringraziare invece Massimo Petazzi, Mario Saporiti e Cristiano Braggion che hanno sempre creduto in me e in tutta la squadra. Loro si sono sempre mostrati con una atteggiamento positivo: invece di distruggere, hanno sempre cercato di costruire. In tutto questo caos abbiamo cambiato lo straniero salutando Popovic e introducendo nuovamente Sasa Milanovic che sicuramente è stato uno degli artefici della rimonta. Mi ha fatto piacere vederlo ritornare perché ha avuto la possibilità di farsi conoscere davvero al 100% ed è stato capace di sfruttare l’occasione.
In quel momento di crisi abbiamo deciso di puntare sul vivaio cassanese, i giovani: anche se forse troppo giovani e non fisicamente pronti ma con tanta voglia di fare, migliorare e provare, siamo andati a giocare la prima volta con questa formazione a Trieste. Ricordo, come fosse oggi, che durante la presentazione, Massimo Petazzi mi guardò un po’ perplesso come a voler dire “ma sta succedendo veramente?”, considerando tutte le formazioni più attrezzate che si sono presentate a Trieste negli anni passati. Questa formazione era nettamente la più giovane e la meno esperta. Io guardai Petazzi e dissi: “Guardali, dobbiamo essere orgogliosi di loro e vedrai quante soddisfazioni avremo!”. In quella partita, uno strabiliante Sasa Milanovic, la voglia di Scisci, le paratone di Ivan Ilic e l’entusiasmo di tutti i nostri giovani hanno fatto sì che portassimo a casa una vittoria storica per la società. Da lì è iniziata la nostra rimonta che è durata fino ad oggi. Riguardando tutta la stagione adesso, credo, che quel periodo sia stato un banco di prova da superare e ce l’abbiamo fatta tutti insieme. Abbiamo quindi capito cosa vuol dire gioco di squadra, cosa vuol dire sacrificarci per il compagno e questa mentalità ci ha portato a raggiungere l’obiettivo fissato: la massima serie”.

L’introduzione dei giovani anche nel mondo della massima serie ha portato a una svolta epocale nella società, perché Cassano che ha sempre puntato sul settore giovanile e anzi è sempre stata il fiore all’occhiello italiano per lo sviluppo socio-educativo e sportivo dei ragazzi; non riusciva, allo stesso tempo, a integrarli anche nelle formazioni di serie A2 o A1, tranne rare eccezioni, tipo Montesano, Corazzin e Moretti. Con l’insediamento di Mister Kolec le cose sono decisamente cambiate e i giovani sono diventati una parte importante della massima serie.

Cosa hai visto tu nei giovani, che forse fino ad allora non era stato visto?
“Consideriamo giovani i giocatori a 16-17 anni, ma dobbiamo anche considerare da quanto tempo giocano a pallamano, magari già da 9 anni, questo implica il fatto che si siano allenati quotidianamente e abbiano giocato un numero di partite considerevoli, oltre ai tornei che organizza puntualmente la società. Dato che anche io sono giovane so cosa vuol dire voler dimostrare e voler far capire agli altri che anche io valgo. I giovani vogliono migliorarsi, sono curiosi, e questo forte entusiasmo che li contraddistingue li porta comunque al pari di un giocatore esperto, seppur con qualità diverse. Vedo nei loro occhi la passione per questo sport ed è fondamentale”.

Adesso che il campionato è finito cosa state facendo?
“L’idea è di lavorare sulla forza e aumentare la massa muscolare perché ci manca la prestanza fisica ma è normale considerando l’età. Sicuramente siamo più rilassati ma dobbiamo capire che l’hanno prossimo ci aspetterà un campionato molto più complesso di quest’anno. Questo vuol dire che se ci teniamo a fare una bella figura dobbiamo costruire la basi adesso, lavorando da subito”.

Sul futuro?
“Il lavoro sui giovani c’è ma è solo un inizio, non ho la pretesa di pensare che siccome quest’anno hanno fatto bene, allora possiamo considerare il lavoro già fatto. Tutto il contrario. Penso invece che siamo solo all’inizio del loro, del nostro percorso e ora è il momento di essere ancora più umili e di lavorare il doppio rispetto a prima perché abbiamo le possibilità di costruire qualcosa di grande e non sto parlando solo in termini di campionati nazionali ma anche qualcosa di più. Ma ripeto, umilità, spirito di sacrificio e perseveranza sono le chiavi per un futuro ricco di soddisfazioni”.

Federica Scutellà