Ripensare agli Indimenticabili fa sempre piacere perché quella squadra fu in grado di entrare in piena simbiosi con il pubblico di Masnago e di disputare quella che è stata indiscutibilmente la miglior stagione della Pallacanestro Varese dal 1999 in poi. Stava diventando però quasi fastidioso dover richiamare le imprese di Mike Green e compagni per ripescare l’ultima vittoria contro Milano.

Fastidioso nel senso che un esercizio di questo tipo poteva quasi far sorgere il dubbio che solo con una squadra magica e fortissima fosse possibile sconfiggere i rivali lombardi, diventati negli ultimi anni l’autentica bestia nera della Openjobmetis: dalla stagione 2013/2014 in poi, l’Olimpia – assieme a Montegranaro e Siena, che però sono rimaste in A solamente per un anno – era stata l’unica squadra a non aver mai perso contro Varese.

In questo lasso di tempo i biancorossi avevano sconfitto Avellino tre volte, Venezia quattro volte e Reggio Emilia quattro volte. Persino Sassari, che può vantare uno score quasi perfetto contro la Openjobmetis dalla stagione 2013/2014 in poi, era caduta una volta (in casa) sotto i colpi – all’epoca – di Rautins e Maynor. Solo Milano mancava all’appello e la squadra di coach Caja ha avuto il grande merito di compiere un’impresa impensabile fino a due settimane fa.

Sì, perché se per gli Indimenticabili in fondo – considerando la caratura tecnica dei componenti del roster – poteva essere quasi normale sconfiggere tre volte l’Olimpia in una stagione, lo stesso non si può dire di questa versione della Openjobmetis. Una squadra grintosa, battagliera, mai doma e mai arrendevole, ma che ha comunque dei limiti ben identificabili. E che ha il grande merito, negli ultimi otto giorni, di essere riuscita ad andare oltre questi limiti per avere la meglio sulle due squadre più forti del campionato.

L’impressione è che Varese – dopo essersi sbloccata sul campo della Reyer con una prestazione difensiva maiuscola – ci abbia preso gusto e abbia conquistato anche parecchia fiducia nei suoi mezzi. Non si è visto timore alcuno negli occhi dei biancorossi, nessuno si è tirato indietro e nessuno ha titubato al momento di prendere un tiro o una responsabilità. Tutti hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo, soverchiando una squadra profondissima come l’Olimpia con un’energia sovrumana.

È stata la serata del riscatto di Cameron Wells, che ha dominato in tutte le fasi del gioco (23 punti, 7 rimbalzi, 5 assist e 8/13 al tiro) e ha dimostrato sapienza e lucidità in ogni momento nonostante l’elevatissimo minutaggio (37 minuti). È stata la serata che ha consacrato la magica incoscienza di Aleksa Avramovic, un ragazzo che non ha paura di niente e che sta brillando sempre di più in questa stagione per talento e fantasia.

È stata poi la serata che ha esaltato la solidità di Tyler Cain, che non ha sfigurato nemmeno dinanzi ad un giocatore roccioso come Cusin e a un gigante (fisicamente e cestisticamente) del calibro del lituano Gudaitis. È stata infine la serata in cui i tifosi di Masnago hanno potuto vedere all’opera l’esordiente Tyler Larson (4 punti, 4 rimbalzi e 4 assist in 13 minuti), convincente per vivacità e velocità e che potrà tornare molto utile per un cambio di ritmo una volta entrato nei meccanismi della squadra.

È stata in sostanza la serata perfetta, contro un’avversaria con cui la vittoria ha un significato doppio in relazione alla rivalità storica e all’enorme differenza di budget. Un successo da cui ripartire per trovare e mantenere la convinzione di potersela giocare contro qualsiasi avversaria e di poter fare ancora qualche illustre sgambetto: il calendario, in fondo, propone Cantù, Brescia e Avellino nelle prossime cinque giornate. Oggi la Openjobmetis ha la consapevolezza che, per raggiungere il suo obiettivo salvezza, non dovrà necessariamente attendere gli scontri diretti.

Filippo Antonelli