L’azzurra Giorgia Bordignon reduce dalla medaglia d’argento (con l’amaro in bocca) nei 69 kg agli Europei di sollevamento pesi di Bucarest si appresta ad affrontare le sfide ravvicinate con uno sguardo alle prossime Olimpiadi, quelle del 2020, ancora lontane, ma da raggiungere. La varesotta di Arsago Seprio, classe 1987, portacolori delle Fiamme Azzurre, dopo le soddisfazioni raccolte a Rio 2016 vuole alzare l’asticella rincorrendo il sogno proibito, la medaglia nella manifestazione a cinque cerchi. “Agli Europei sono stati delusa dell’argento, perché potevo puntare all’oro, ma alle olimpiadi un terzo posto sarebbe qualcosa di inimmaginabile” ci confessa.
I suoi numeri? Nello strappo ha sollevato 102 e 105 chilogrammi, poi ha segnato il record italiano con 122 nello slancio.

Dopo il 6° posto di Rio 2016 e il 7° ai Mondiali 2017 è diventata una delle bandiere italiane in questa disciplina. Ma come si è avvicinata a questa attività sportiva?
“Ho iniziato per puro caso a 15 anni, ero a casa a far niente e mia mamma Roberta mi spinse ad andare in palestra. A Somma Lombardo praticavano anche il sollevamento pesi e ho cominciato così. Ho raccolto i risultati già alle prime gare, dopo un anno ho partecipato alla prima gara internazionale e da lì non ho più smesso. Sono felice di averla resa orgogliosa di me”.

giorgia bordignonL’agonismo l’ha portata lontano da casa…
“Me ne sono andata subito dopo la maturità, a 19 anni per la Nazionale. Ho vissuto due anni a Roma, due in Sicilia e poi mi sono stabilita a Bari dall’ottobre del 2010, ovvero da quando sono entrata a far parte delle Fiamme Azzurre (il corpo di Polizia penitenziaria ndr) e ho raggiunto il mio allenatore. Mi alleno tutte le mattine più tre pomeriggi alla settimana”.

Qual è il prossimo obiettivo?
“Stiamo preparando i Giochi del Mediterraneo (22 giungo-1° luglio in Spagna) e poi dopo una settimana di vacanza comincerò a lavorare per i Mondiali di novembre. Ai Giochi le avversarie da battere di solito sono le egiziane e le tunisine che sono tra le favorite”.

Dove va la mente negli istanti in cui si è in pedana?
“Da nessuna parte se non lì. Non penso a niente, sono troppo concentrata”.

Ha riti scaramantici?
“Non compio gesti particolari, ma ho i miei portafortuna come le mollette tra i capelli e l’intimo, sempre lo stesso da quando ho iniziato”.

Che significato ha avuto essere arrivata alle Olimpiadi?
“Un sogno che si realizza. E’ l’obiettivo finale di qualsiasi atleta, ho fatto tanti sacrifici per arrivarci ed è stata una bella esperienza. Ogni gara è a sé, ma quella pedana è diversa da qualsiasi altra. Portare a casa una medaglia olimpica sarebbe il coronamento di un lungo percorso. In quel caso mi accontenterei anche del bronzo”.

Ha un atleta-modello?
“No, nessuno in particolare. I miei stimoli più grandi sono sempre stati le dirette avversarie. Ci seguiamo su facebook e insagram stimolandoci a vicenda a fare sempre meglio”.

Elisa Cascioli