Il progetto biancorosso – che in virtù della possibile durata pluriennale dei contratti di molti componenti del roster non guarda solo a questa stagione – è stato incentrato anche sulla volontà di trovare giocatori italiani che potessero offrire un valido contributo a supporto del gruppo degli stranieri. In quest’ottica è arrivato in biancorosso Matteo Tambone, playmaker classe 1994, che aveva già esordito in Serie A con la maglia di Roma, ma che si è messo in mostra soprattutto nel campionato cadetto da importante pedina nel quintetto base di Ravenna. Tambone ha disputato con la Openjobmetis un ottimo precampionato, poi si è conquistato via via sempre più spazio fino ad arrivare alla straordinaria prestazione offerta a Venezia (17 punti segnati).

OJM LUGANO 13 tamboneCom’è stato fino ad ora l’impatto con la Serie A?
«Dal punto di vista personale lo definirei assolutamente positivo, è stato bello poter assaggiare il campo fin da subito e poi via via, al di là di qualche difficoltà inevitabile considerando che è il mio primo vero anno in A, ho sentito crescere la fiducia e lo spazio. La classifica fino ad ora non ci ha premiati, ma anche su quel versante penso che l’atteggiamento della squadra sia stato ottimo: è un gruppo che lavora tanto per raggiungere dei risultati. Il successo con Venezia è un’iniezione di fiducia perché nell’ultimo periodo stavamo giocando bene, ma mancavano le vittorie. Con Torino abbiamo fatto per esempio, per tre quarti, la nostra miglior prestazione offensiva in stagione, eppure non siamo riusciti a concludere il lavoro».

Nelle prime tredici partite hai collezionato un 3/23 dall’arco. Poi, nelle ultime tre, hai segnato otto triple. Cos’è cambiato?
«Il tiro è soprattutto una questione di tranquillità e di fiducia nei propri mezzi. Spesso capita che entri in una partita, sbagli i primi tiri e ti butti giù. Con Venezia da questo punto di vista è stata una partita speciale per me perché fin da subito mi sono sentito a mio agio. Poi c’è anche tanto lavoro dietro: mi confronto spesso con il Bullo e mi sto allenando molto sul tiro per poter essere poi il più efficace possibile in partita».

L’infortunio di Waller ha comportato per te un aumento del minutaggio. Ritieni di aver sfruttato bene questa occasione?
«Assolutamente sì. L’infortunio di Tay è stato un duro ostacolo per la squadra perché si trattava di un giocatore importante per noi. C’era quindi la necessità che tutti noi facessimo un passo in avanti e penso di essermi comportato bene, seguendo le istruzioni del coach. È stato importante sentire la sua fiducia, mi ha chiesto di prendermi più responsabilità».

Coach Caja ha dichiarato di rivedere in te Lorenzo D’Ercole. Cosa ne pensi di questo paragone?
«Lorenzo lo conosco molto bene perché abbiamo giocato assieme a Roma per un anno. È un paragone che ci sta perché siamo due buoni tiratori, poi lui è sicuramente un punto di riferimento per me perché gioca in Serie A da dieci anni e ha raggiunto ottimi traguardi. Mi fa piacere, quindi, essere accostato a lui. Rispetto a Lorenzo, però, che è stato impiegato nel corso della sua carriera principalmente da guardia, a me piacerebbe giocare di più da playmaker. Intendiamoci: ho caratteristiche da guardia e per cui, se mi viene chiesto di giocare in quel ruolo, non ho problemi, ma preferirei avere uno sviluppo come play».

La vittoria su Venezia quale fiducia dà alla Openjobmetis in vista del girone di ritorno?
«Ci dà una gran carica, è inevitabile: siamo riusciti ad andare a vincere sul campo dei campioni d’Italia. Se già non c’erano dubbi sul fatto che avremmo approcciato al massimo il derby con Milano, questa vittoria forse ci permette di andare anche oltre al nostro 100%. Io penso che l’Olimpia possa avere un minimo di timore perché arriviamo da un risultato importante e perché l’ambiente sarà molto caldo, con il pubblico che ci sosterrà con grande entusiasmo».

Filippo Antonelli