Chi gioca. E chi vince. Spesso (ma non sempre), i due ruoli coincidono. Ieri allo “Speroni” invece, la Pro Patria ha giocato. Il Rezzato ha vinto. Legittimamente, sia chiaro. Perché l’imprecisione (o gli errori) tigrotti non possono certo essere responsabilità dei bresciani. Anzi, semmai è un chiaro merito averne approfittato. Nel giorno in cui si è ritrovato il feeling con il tifo (1.050 spettatori in occasione della Giornata Biancoblu sono un dato di spessore), è mancato ciò che più contava. Cioè il risultato. Un vero peccato se si pensa a quanto seminato nei 90’ (soprattutto nella prima ora di gioco) e al nulla raccolto. Ma appellarsi al caso (o al solito destino cinico e baro), sarebbe superficiale (oltre che banale). Quanto occorso contro la formazione di Filippini è infatti figlio di alcune fragilità di fondo già emerse nel girone di andata.

Possibile correggerle? Questa è la vera domanda. A cui va cercata una risposta articolata. Nelle prime 10 giornate la Pro Patria era sempre andata a segno (15 reti, 10 di Santana a tabellino in 9 gare di cui 6 come unico marcatore). Nelle seconde 10, i ragazzi di Javorcic sono invece rimasti a secco in 5 occasioni realizzando comunque 13 gol (solo 2 del patagonico entrambi contro il Trento). In particolare, in 3 di quelle 5 occasioni (Pergolettese, Darfo e Rezzato), contro 3 delle prime 5 in graduatoria. Limite già tipico dell’anno passato quando vennero perse 5 gare su 8 contro le prime 4 riuscendo a battere solo (in casa) Pergolettese e Virtus Bergamo. In questa stagione, l’unica big superata al momento è il Lecco (sesto). In realtà, le occasioni da rete non sono mai mancate. E’ latitata spesso la realizzazione. Non certo un dettaglio.

Trovato l’undici titolare dopo 3 mesi di infortuni assortiti, la Pro Patria ha perso la testa della classifica. Beffardo contrappasso che suggerisce un paio di considerazioni. La prima di ordine generale. Mesi a ironizzare sulla Riccanza del Rezzato che poi arriva a Busto e si mette in tasca 3 punti frutto di un calcio di puro utilitarismo. All’italiana, insomma. Ribaltamento dei ruoli su cui sarà il caso di riflettere. Senza nessuna retorica. Secondo punto squisitamente tattico. O di scelta degli uomini. Attualmente la qualità tigrotta è tutta in avanti (Santana, Le Noci, lo stesso Gucci). In mediana prevalgono invece mestiere e quantità. O, se preferite, intensità. Spostare il bilanciamento con Disabato e Pedone in mezzo e (chissà?) con un attacco diversamente assortito potrebbe essere un’intrigante alternativa. Per certi aspetti, un ritorno al passato. Semplice sasso lanciato nello stagno delle chiacchiere. Nulla di più.

Prima della cruciale trasferta con il Pontisola del 18 febbraio, la Pro Patria affronterà oltre al Crema, le ultime 3 in classifica (la cenerentola Romanese mercoledì, poi Grumellese e Dro con la sosta di mezzo). Inutile sottolineare come il percorso netto sia, più che auspicabile, quasi obbligatorio. La stagione è ancora lunga e la promozione sarà in palio solo più avanti. Ma giocarsela in volata potrebbe davvero essere un cattivo affare.                     

Giovanni Castiglioni