L’impresa nella “dolce Venezia” è già un ricordo, sia pur tra quelli che vanno diritti al cuore e che corroborano le speranze del popolo dai colori biancorossi. Oggi c’è da mettere alle corde un’avversaria insidiosa quale la Torino di coach Larry Brown. Sì, certo una leggenda seduta in panchina: ecco perché è membro della Hall of Fame del basket mondiale sin dal 2002.

Siamo di fronte all’unico allenatore della NBA ad aver portato otto diverse squadre ai playoff e, contemporaneamente, il solo tecnico nella storia della pallacanestro Usa ad aver vinto il titolo di club sia tra i professionisti, con i Detroit Pistons nel 2004, sia nel college, con Kansas University nel 1988. Non solo, perché è anche l’unico uomo della storia cestistica statunitense ad aver vinto sia una medaglia olimpica da giocatore (Tokyo 1964, oro), sia da allenatore (Atene 2004, bronzo), sia da assistente (Sydney 2000, oro).

Un tecnico capace di far la mossa decisiva al cospetto di ogni collega, allora? Be, di certo occorre attribuire a Larry Brown il merito di aver accettato di mettersi alla guida di una società italiana ambiziosa all’età di 78 anni, ma coach Caja – nella domenica in cui la sua Pavia al mattino lo ha premiato con il più prestigioso riconoscimento per chi è nato in riva al Ticino, la benemerenza di San Siro (complimenti!) – dopo aver dato scacco matto sul piano tattico in più di una circostanza al fior fiore degli allenatori del torneo tricolore, di certo avrà preparato ancora una volta al meglio anche la sfida numero 10 della seria A 2018/19.

Una partita che viene in un momento brillante per Avramovic e compagni che, dopo lo stop interno subito da Avellino, sono stati capaci di aprire una striscia di tre vittorie consecutive, di cui due conquistate lontano dal parquet amico di Masnago.

Sapranno i ragazzi in maglia Openjobmetis dar continuità a questa fase stagionale che, di sicuro, appare ancor più brillante di quanto anche le voci più ottimistiche potessero far pensare?

Nell’auspicio, lasciateci concludere con un ringraziamento e un abbraccio di saluto. Il primo vada a Bertone: sul piano strettamente tecnico non ha potuto offrire quello di cui la squadra aveva bisogno, ma nell’impegno quotidiano e nella relazione con tutti, compagni e pubblico, è stato esemplare. Bravo Pablo! L’abbraccio di saluto, invece, è naturalmente per Jean Salumu: anche lui, ben presto, scoprirà che cosa vuol giocare avvolti dall’affetto di Varese e il suo pubblico.

Antonio Franzi