Se dipendesse dal numero di presenze, alla Pro Patria la fascia di capitano sarebbe al braccio di Giovanni Zaro. A soli ventitre anni (compiuti a maggio), con 68 caps (e 5 reti), il Giuanìn da Vanzaghello è infatti il tigrotto di più lunga militanza. Un primato che il chilometrico centrale difensivo non ha però nessuna intenzione di sovrapporre alle gerarchie di spogliatoio.
“La fascia di capitano? Sarebbe una bella cosa. Ma è giusto che l’onore spetti a Mario Santana. Per quello che fa sul campo e per il suo valore nel nostro gruppo”.

Giovane veterano. Una contraddizione di termini. Ma anche un’etichetta che si sposa perfettamente con la tua parabola in biancoblu.
“Decisamente. E’ un ruolo che mi piace. Nel calcio di oggi a 23 anni si ha già una bella esperienza. In un certo senso, si è già quasi vecchi”.

Esordio con la Pro Patria il 19 gennaio 2014. Spiccioli di partita per Giannone che si era appena congedato segnando una tripletta al Savona. Ti ricordi quel giorno?
“Mi ricordo l’emozione. Un sogno che si avverava. Per me che avevo fatto tutta la trafila nelle giovanili e tante volte il raccattapalle, un giorno davvero speciale. Lo “Speroni” è sempre stato lo stadio che mi ha più affascinato”.

Nei tuoi primi 4 anni a Busto sei sempre partito riserva per poi guadagnarti il posto di titolare. Quest’anno non sembrano invece esserci dubbi sul tuo ruolo nell’undici di partenza.
“Mah, non ci penso più di tanto. In realtà, anche l’anno scorso all’esordio ad Alzano ero partito dal primo minuto. In un gruppo vincente non ci sono né titolari, né riserve”.

Cos’è cambiato rispetto all’anno passato?
“Anche un anno fa siamo partiti con l’idea di vincere. Abbiamo pagato due momenti negativi anche se logicamente sarebbe stato molto duro lottare con il Monza. Quest’anno la squadra è già completa dall’inizio. Siamo al secondo anno di un progetto biennale e si respira un’aria molto positiva. Sento una grande voglia di fare bene”.

Riccardo Colombo ha detto recentemente di non voler lasciare la Pro Patria senza averla prima riportata in Serie C. C’è un patto di spogliatoio per la promozione?
“Un patto no. Però anch’io ho vissuto la grande delusione di due retrocessioni e mi piacerebbe regalare ai tifosi il ritorno nel professionismo. Questa piazza merita di più”

Qualche giorno fa su Varesesport Guido Ferraro ha messo la Pro Patria in pole position. Gratificato?
“Diciamo che la cosa fa un doppio effetto. Da una parte mette un po’ di pressione. Dall’altra c’è la convinzione di dover sempre dare qualcosa in più”.

Mai pensato di lasciare Busto dopo l’ultima stagione?
“Non ho mai avuto dubbi. Era la mia priorità assoluta. Quando ho parlato con il direttore, ho dato subito la mia disponibilità. Avrei firmato immediatamente, ma i contratti non erano ancora disponibili…”.

Il giorno del raduno Javorcic vi ha chiesto di “uscire dalla vostra zona di comfort”.
“Ne parliamo spesso. Il mister vuole vincere e per raggiungere un livello superiore bisogna superare le proprie caratteristiche. A me ha chiesto di andare sopra la mia soglia della fatica. E’ un fondamentale processo di maturazione”.

Tanti nuovi arrivi, chi ti ha più impressionato?
“Se devo fare due nomi dico Gazo per l’intensità e Le Noci per la qualità. Ma tutto il gruppo è di grande spessore”.

A proposito di Le Noci, per un difensore non deve essere male confrontarsi ogni giorno con attaccanti di questo livello?
“E’ molto allenante. Credo sia un grande vantaggio avere a che fare quotidianamente con giocatori così”.

Ti senti di fare un appello ai tifosi? Turotti ha chiesto un applauso per tutti. Soprattutto all’inizio e soprattutto per i più giovani.
“Sposo in pieno la linea del direttore. Quando il pubblico ci sostiene (e penso alle gare dell’anno scorso con Pergolettese e Virtus Bergamo), per gli altri fare punti allo “Speroni” è davvero difficile”.

Giovanni Castiglioni