CopertinaPerché (ri)parlare oggi di Luciano Re Cecconi? Perché dovrebbe avere ancora un senso raccontare una vicenda così datata? Se sfrondiamo l’argomento da legami d’affetto e facile retorica, non sembra infatti restare poi molto. Un campione ucciso accidentalmente. Una verità giudiziaria raggiunta a tempo di record. Il dolore di chi gli voleva bene. Una vita e una carriera spezzate senza un vero perché. E poi? Difficile a 40 anni di distanza (era il 18 gennaio 1977) aggiungere altro. A meno che la tragica scomparsa del centrocampista di Nerviano non diventi la chiave d’accesso al ritratto di un’epoca. Le suggestioni di un drammatico episodio di nera trasformate nel terribile manifesto di una fase storica “pazza, selvaggia e sentimentale” (come la Lazio di Maestrelli e dello stesso Re Cecconi). E’ quanto ha provato (con successo) a realizzare Guy Chiappaventi, giornalista di La7 e, nello specifico, abile ricostruttore della Roma di fine anni ’70 che fa da sfondo ad Aveva un volto bianco e tirato, il romanzo/inchiesta presentato questa mattina allo Spazio Festival di Piazza San Giovanni.

Nessun cold case, nessun tentativo di riaprire un caso processualmente archiviato, nessuna verità a posteriori da esibire per comodo sensazionalismo. Solo il tentativo di incastonare lo sparo disgraziato che tolse la vita ad un poco più che 28enne celebre calciatore e padre di famiglia nel tessuto sociale di “un ’68 con le pistole”. Nelle 192 pagine del libro ci sono atti, testimonianze, risvolti di cronaca ma anche particolari più privati della parabola personale di un uomo passato (colpevolmente) alla storia più per la sua fine che per quanto aveva fatto prima. Dalle umili origini (e dal passaggio alla Pro Patria), al successo raggiunto con profondi sacrifici fino al soprannome de “il saggio”, appellativo che mal si concilia con lo scherzo infantile che (solo nell’immaginario collettivo), avrebbe armato la Walther 7.65 di Bruno Tabocchini, gioielliere romano e tragico (contro)protagonista dell’episodio.

Alla vernice del BAFF moderata (per ossimoro) dall’ex sindaco Gigi Farioli, erano presenti Stefano (uno dei due figli di Luciano), oltre ad un folto gruppo di ex tigrotti e ad Alberto Armiraglio, in rappresentanza dell’attuale società di via Cà Bianca. Il Pro Patria Corner tornerà protagonista mercoledì alle 16 quando sarà presente in forze la formazione di Bonazzi e sabato alle 11 con la (ri)presentazione di “Tigrotti – Oltre un secolo con la Pro Patria”, storica miniera di numeri ed informazioni biancoblu ad opera del bustocco Giorgio Giacomelli e di Carlo Fontanelli.

Giovanni Castiglioni