Esiste una spiegazione all’amore? La classica domanda da un milione di dollari. Quella che ognuno di noi, per forza di cose, deve porsi almeno una volta nella vita. Quella a cui nessuno di noi sa dare una risposta. Se non con un altro quesito. Potremmo provare a giustificare le nostre emozioni, a ricercare le ragioni che ci spingono a desiderare una cosa a dispetto di un’altra, ricadendo perennemente quasi ingenuamente nell’incomprensibile ineffabilità della specie umana di fronte ad un argomento tanto alto. L’amore è un film muto: togli il volume e concentrati sui gesti, dice Massimo Gramellini. E’ esattamente ciò che ha fatto Roberto Bof, giornalista sportivo varesino: spegnere il cervello e seguire il cuore per amare un mondo tutto da scoprire come quello degli atleti disabili.

SENZA UN PERCHE’ – “Non saprei come spiegare la ragione della mia passione nei confronti del mondo degli atleti con disabilità – afferma Roberto –. Ho sempre avuto la passione di scoprire cosa riservasse. Sarà che mi piacciono molto le storie. Lì ce ne sono per tutti i gusti. Nei primi anni 80’ ho cominciato a seguire alcune società paralimpiche. Allora il movimento era ancora in fase embrionale. Con il tempo ho avuto modo di vedere un po’ tutte le varie discipline paralimpiche”. E giungere alla fondazione di una ONLUS di Promozione Sociale dal nome SESTERO insieme al collega Sergio Gianoli e l’ex corridore professionista Stefano Zanini. “In questo mondo hai la possibilità di conoscere storie che ti possono insegnare molto. Lì si trovano i veri eroi”.

POSSIBILITA’ – Certo è che di storie Roberto ne ha sentite tante. Come tanti sono i personaggi da lui incontrati nel corso degli anni: Bebe Vio, campionessa di scherma paralimpica, e Daniele Cassioli, campione di sci nautico paralimpico, tanto per citarne alcuni. Ma c’è una ricorrenza in tutti gli incontri che puntualmente riemerge. “Ho incontrato molto spesso persone che si trovano da un momento all’altro catapultati in un mondo completamente differente per via della disabilità. Cercano in te una risposta, un aggancio – racconta Roberto –. In realtà la risposta sta dentro di loro che con coraggio poi riescono a superare da soli le difficoltà. E per farlo è fondamentale guardare sempre ciò che si ha, non quello che si è perso. Paradossalmente meno cose si hanno più possibilità si scoprono”.

UN’AMICIZIA SPECIALE – Attualmente Roberto è referente per la Lombardia della ONLUS art4sport: l’associazione benefica con cui Bebe Vio e la sua famiglia assistono moralmente, ma soprattutto economicamente, le famiglie dei gli atleti con disabilità come lei. “Ho conosciuto Bebe poco più che bambina nell’inverno tra il 2009-10 grazie anche all’amico giornalista Claudio Arrigoni – racconta Roberto –.  Ho contattato i genitori e poi lei è venuta a Varese, accolta dalla società di scherma. Così è cominciata la nostra amicizia. Lo scorso anno sono stato con lei e la sua famiglia in Brasile, alle paralimpiadi dove ha vinto l’oro. Che ha le ha permesso di ottenere una visibilità ed una fama internazionale. Penso che Bebe si meriti tutto quello ha adesso – assicura Roberto –. E’ una ragazza spontanea con una grinta eccezionale. Non ha due parole, due sguardi, due attenzioni. Non ha filtri, nulla di finto, di costruito”.

LIBERTA’ – Tratti caratteristici che ritroviamo nello stesso Roberto che ama definirsi “diversamente giornalista”. Sì, avete capito bene. Non gli piacciono le cose comandate. E se una cosa non la sente preferisce non farla nemmeno. Crede nelle emozioni spontanee. Preferisce essere vero. “E’ la mia filosofia – spiega lui – che spesso ho pagato a caro prezzo. Sono fatto così: non mi piace rappresentare. Vivo in un circo, ma non sono un pagliaccio”.

Alessio Colombo