Potrebbe essere più facile quando nelle vene scorre calcio, quando il dna ha la forma di un pallone e quando la forza di farlo rotolare arriva da un’intera famiglia di calciatori, ma la verità è che a renderlo più facile e sereno è il carattere di un ragazzo che di quello sport meraviglioso non ne ha mai fatto un assillo, forse proprio perché i suoi occhi hanno visto “l’altro pianeta”, la serie A, molto più da vicino di quanto si potesse immaginare.
pasquale lamanna_1Pasquale Lamanna è un attaccante classe ’86 che da diversi anni veste la maglia della Guanzatese, squadra di prima categoria che quest’anno sta dominando il girone A; e se quel cognome vi dice qualcosa non state prendendo un abbaglio, Lamanna, proprio come Eugenio, portiere di serie A classe ’89 in forza al Genoam, fratello minore di Pasquale. Per la verità il duo è un terzetto, all’appello manca Giuseppe, difensore di appena 20 anni, che milita tra le fila dell’Itala in seconda categoria.
Il presente di Pasquale, come detto, è quella squadra comasca che dopo poche giornate si è messa in testa al campionato di prima categoria e che non ha più intenzione di scendere dal gradino più alto del podio:Beh a questo punto sarebbe un peccato, per non dire un suicidioafferma “Paco”siamo partiti per fare un buon campionato, puntavamo ai playoff ma da lì a poterlo vincere ce ne passava, certo è che strada facendo ci siamo resi conto di essere sulla strada giusta, ma sarei bugiardo se dicessi che abbiamo pensato in grande, ogni settimana è stata sempre improntata sulla domenica successiva e nulla più”. Sarà forse stato questo il segreto della Guanzatese?Ma credo proprio di sì prosegue il centravantial di là del fatto che abbiamo una buona squadra e che abbiamo pescato dei giovani che tutto sembrano tranne che dei fuoriquota e che si dimostrano sempre disponibili, la nostra serenità la si percepisce fino a 5’ prima della partita, talvolta forse siamo anche troppo sereni, però è il nostro mantra e ci sta dando ragione, anche perché i punti persi sono meriti che dobbiamo riconoscere ai nostri avversari, noi continuiamo il nostro cammino e speriamo di concluderlo nel migliore dei modi”. E personalmente che annata è stata?Arrivo da un infortunio al ginocchio e da un anno a Londra, gli ultimi due anni sono stati un po’ travagliati per me, non è stato facile ritrovare il feeling con il pallone, però sono contento di aver dato una mano alla squadra, certamente ho fatto qualche corsa in più e qualche gol in meno rispetto al solito, ma sono contento così, anzi se qualche gol in meno equivale al primato ci metterei la firma ogni anno”.
lamanna magliaPasquale in prima categoria, Eugenio in serie A: cosa ha fatto la differenza?Ovviamente il talento e le doti fisiche che lui ha e io no (ride), pensa che il mio soprannome è Ciccio, ideato da Eugenio perché fino a un po’ di anni fa pesavo 20 kg in più (ride ancora)”. “A parte gli scherziproseguecon certe caratteristiche e con il dna da calciatore ci nasci, per Eugenio è stato così, ma non è certo bastato, noi abbiamo giocato a calcio, abbiamo praticato karate e suonato la chitarra, la mia famiglia non ci ha mai forzato in nulla, ma lui ha sempre avuto la testa da professionista: quando si dice che bisogna fare mille sacrifici, mille rinunce è vero, mai una serata in discoteca, mai fuori posto, piuttosto un allenamento in più ed un’uscita in meno con gli amici, a vederlo da fuori è facile, magari non ci si crede, io che l’ho vissuto da dentro, così da vicino, posso dire che non c’è niente di più vero, certo è il lavoro più bello del mondo, ma c’è anche l’altro lato della medaglia, un lato che pesa tantissimo, se non hai la testa giusta non ce la fai, mio fratello di testa è sempre stato un professionista, questo ha fatto la differenza, ed è stato ripagato”.
Raccontaci un aneddoto che ti ha fatto capire che ce l’avrebbe fatta.
Quando aveva 17 anni era titolare in serie D nel Como, non una piazza tranquillissima, doveva affrontare il Tritium, 2° in classifica, io era agitato per lui, ad un certo punto gli ho detto: “Ma non hai paura?” e lui mi rispose: “E perché dovrei averne? E’ solo una partita di calcio”, ecco capite qual è la differenza? Io e lui siamo diametralmente opposti da questo punto di vista, lui non ha mai avuto paura, e forse è proprio per questo che ha realizzato il suo sogno, rendendo felice me, Giuseppe e i miei genitori, proprio come se lo avessimo realizzato noi”. Un sogno che prende forma, che ha fatto “affievolire” il tifo per l’Inter e crescere a dismisura il tifo per il numero uno di casa e tutte le sue squadre “Tifiamo per lui, le squadre in cui milita, è l’emozione più grande”.
GUANZATESE VALCERESIO23Tornando alla Guanzatese, domenica big match in casa dell’Arsaghese:Già all’andata fu un 2 a 2, sono un’ottima squadra in un ottimo momento di forma, proveremo a fare la nostra partita, non sarà facile, ma restiamo concentrati e sereni, abbiamo anche la fortuna di aver avuto un ottimo mister che ha saputo gestirci nel miglior modo possibile nonostante non fosse facile e che ha una simpatia innata, tiene sempre il morale alto, sarà così anche domenica”.
Infine l’augurio a se stesso e ai suoi compagni di squadra:Tutto ciò che posso augurarci è di rimanere esattamente nella stessa posizione in cui siamo (vietato pronunciare la “parolina magica” che inizia con T e finisce con itolo ndr), perché lo meritiamo noi, mister Porro, i giovani per l’annata che hanno fatto, i tifosi e la società per intero, che rispecchia a pieno le categoria che realmente le competono e non ci ha mai fatto mancare nulla, ormai ci siamo, tre giornate in cui daremo tutto, ce l’abbiamo in mano non lo lasceremo scivolare tanto facilmente”.
Ci sono storie che colpiscono per le mille peripezie che le compongono, per il saliscendi di emozioni, equiparabile ad un viaggio sulle montagne russe, e poi ci sono racconti di una semplicità infinita che bastano per mostrare un pezzo di realtà talvolta sconosciuta o ignorata come quel “ramo del lago di Como” che quest’anno è sbucato anche nel varesotto, e che rendono più vicino anche “l’altro pianeta”, grazie alla “testa” come dice Pasquale, ma grazie anche all’essere se stessi di una famiglia che ha saputo trasformare un sogno in realtà senza privarsi dell’ingrediente più difficile: l’umiltà.

Mariella Lamonica