Il 23 dicembre 1981 a Comodoro Rivadavia era mercoledì (come dappertutto), faceva discretamente caldo (come solo nell’emisfero australe causa asse di rotazione terrestre), e nessuno avrebbe immaginato che dopo Rubén Patagonia (celebrità folk argentina nota solo a quelle latitudini), proprio quel giorno un altro prodotto locale avrebbe dato lustro al principale centro della provincia del Chubut. Per Mario Alberto Santana (36 anni giusto oggi), la strada sarebbe stata però parecchio in salita.

Quando cresci nella Terra del Fuoco a 1.800 km da Buenos Aires avere aspirazioni da futbolista risulta infatti piuttosto complicato. Troppo distanti (e troppo costose) le trasferte per gli osservatori dei club porteñi con conseguente (inevitabile) vocazione alla marginalità. Ma il destino segue spesso (o sempre) altre vie. Nel caso di Marito, coincidenti con l’ascendente di Vìctor Hugo Doria, per tutti el Negro, punto di riferimento della formazione dilettantistica comodorense ed ex difensore del San Lorenzo de Almagro. Una volta tornato al Ciclòn, il futuro allenatore dei Cuervos vuole con sé anche quel talentuoso e schivo ragazzo. Azzardo ripagato da prestazioni che pongono il patagonico all’attenzione del calcio europeo. E qui torna il destino, questa volta nelle vesti di Jorge Oliva, procuratore di svariati calciatori argentini tra cui Javier Zanetti. El Tractor ospita per qualche tempo Mario Alberto nella sua villa sul Lago di Como favorendone il successivo passaggio al Venezia di Zamparini.

L’approdo in laguna è datato gennaio 2002 e da lì in avanti si susseguono numerose maglie (11 diverse), innumerevoli partite (223 solo in Serie A), 7 caps con l’albiceleste, oltre ad una lunga teoria di saliscendi in una carriera davvero senza risparmio. Poi, però, anche la voglia di smettere. Lenita solo dall’arrivo alla Pro Patria. Scelta di cuore consigliata da ragioni familiari ma anche scelta di Testa. Intesa come Patrizia, presidentessa biancoblu con cui stima reciproca e sintonia sono ben più profonde del semplice rapporto di lavoro. Reti a nastro (25 nelle ultime 40 gare giocate), l’unico coro ad hoc della curva dello “Speroni” (“Suona la..suona la..suona la chitarra, oh Santana suona la chitarra!”), l’obiettivo dichiarato di riportare tra i professionisti la Tigre e una seconda (o forse terza) giovinezza rigenerata da dieta personalizzata e dalla serenità di un uomo realizzato.

Gli anni passano per tutti. A quanto pare non per lui.

100 di questi giorni Marito!!

Giovanni Castiglioni