Con la squadra esclusa dal campionato di Serie C, la vicenda Modena Calcio sembra arrivare al suo epilogo. Ieri i giocatori, in una lunga conferenza stampa, hanno spiegato il loro punto di vista facendo una cronostoria dettagliata della vicenda che parte addirittura dal raduno di luglio. In loro è ferma la convinzione del messaggio che deve passare è: “Non abbiamo più voglia di sentire che siamo la causa del fallimento di una società ultracentenaria come Modena”.

Giocatori Modena“Ci tenevamo a raccontare la nostra versione dei fatti. In questi mesi ne abbiamo lette e sentite di tutti i colori, notizie e interviste che riguardavano noi calciatori. A volte in maniera corretta, altre volte no. Non siamo qui per cercare approvazione ma perché vogliamo raccontare la verità, in modo che ognuno possa esprimere la propria opinione dopo aver conosciuto i fatti”.

INIZIO STAGIONE – “… Da subito qualcosa non torna alla squadra che riceve tante promesse, ma pochi fatti, con la stagione che inizia lontano dal “Braglia”… tutti quei castelli e quelle certezze che eravamo andati via via costruendoci, iniziano a cadere, lasciando spazio a incertezze e dubbi. Sebbene le difficoltà fossero palesi, nessuno, e ribadisco nessuno, è venuto a spiegarci per tre mesi cosa sarebbe successo, alimentando l’angoscia di famiglie intere, dal magazziniere ai giocatori, senza nessuna distinzione”.

L’ARRIVO DI TADDEO – “Si inizia a parlare della cessione ad Aldo Taddeo. Da buoni professionisti interessati al loro futuro, iniziamo a raccogliere opinioni sempre più negative su Taddeo, confermate da mister e staff in toto. Chiediamo così un incontro al presidente Caliendo nel corso del quale la squadra riesce a strappare una riapertura delle trattative con il signor Salerno ma nella stessa giornata il patron ci presentò comunque il signor Taddeo al quale intendeva vendere la società. Dei 29 tesserati del Modena Calcio, nessuno conosceva personalmente Carmelo Salerno ma nel corso della giornata ci era stato presentato da staff tecnico, fisioterapisti e magazzinieri come l’unica possibilità per un futuro del Modena calcio. Allo sfinimento ci era stato ripetuto da staff tecnico e team manager ìSe la compra Taddeo, è finita’. E col senno di poi, come dare loro torto?”.

TADDEO PRESIDENTE – “Arriviamo così a uno dei passaggi fondamentali della nostra vicenda. Si presenta a noi un personaggio che millanta di essere titolare di aziende di caratura mondiale. Tutti scettici, ma all’unisono, chiediamo a gran voce semplici garanzie di poter continuare a svolgere il nostro lavoro in maniera semplice e professionale, cosa che abbiamo sempre cercato di fare anche di fronte a un’inadempienza ormai trimestrale. Abbiamo chiesto il pagamento degli stipendi come da normativa COVISOC e, al contempo, di ottenere la riapertura dello stadio da parte del Comune. Non ci sembravano richieste irrealizzabili visto che ci si accingeva a un cambio societario. Da lì inizia una farsa lunga un mese, con riunioni deliranti, passando dalle minacce al pietismo per problemi familiari che non avevano nulla a che vedere con la nostra situazione. Abbiamo ascoltato avvocati da tutta Italia che il giorno dopo sparivano e venivano continuamente sostituiti. In un luogo sacro come lo spogliatoio entrava chiunque, dagli avvocati, dagli amici agli sponsor. Tutti per convincerci ad accettare di sottostare a fantomatici progetti senza che fossero nemmeno elaborati in un pezzo di carta”.

LA MESSA IN MORA – “Mentre tutto questo accadeva la squadra continuava imperterrita nella solita richiesta garantendosi, con la messa in mora, la possibilità di non dover sottostare a parolai per l’intera durata dell’anno calcistico. La messa in mora, ci teniamo a precisare, non concede uno svincolo automatico bensì la possibilità di svincolarti qualora il progetto e le promesse non vengano mantenute. E sarebbe decaduta automaticamente al saldo dei mesi arretrati”.

LA LISTA DEI CATTIVI DI TADDEO – La squadra, in queste settimane, si rende conto di essere stata tradita anche dallo staff tecnico capitanato ovviamente dall’allenatore. Ogni giorno il neo-presidente si presenta al campo e, spiazzato da una coesione che difficilmente si verifica nel mondo dello sport quando si ingolosisce qualcuno con qualche finta promessa, inizia a tentare di minare l’integrità di questo gruppo. Partendo dal presupposto che non conosce neanche i nostri nomi, iniziamo a pensare che anche lo staff millantava di essere con noi senza esserlo per davvero. Assistiamo inermi ma attenti al tentativo da parte di mister e presidente di coinvolgerci in un progetto in realtà inesistente. Dubbi confermati quando Taddeo decide, in teoria di sua volontà, di mandare lettere di diffida ad alcuni suoi giocatori, creando una sorta di black-list specifica perché aveva colto nei portavoce della squadra dei leader da colpire. Mi spiace cari miei presidente e allenatore ma questa squadra ha le palle e non lascerà che si condanni chi ha parlato per conto di tutti. Chi ci conosceva (mister Capuano ndr) meglio ci aveva traditi. Una delusione enorme per chi ritenevamo, forse più di tutti, una persona seria e, a dir suo, dai principi inossidabili. Neanche davanti alla nostra espressa richiesta di dimettersi lasciò il suo posto. Evidentemente gli interessi erano altri e ovviamente avrebbe preferito mettersi la dignità sotto i piedi piuttosto che rassegnare le dimissioni. La favola che non avrebbe potuto più allenare per due anni è ormai storia e neanche a farlo apposta, il capitano che avrebbe dovuto abbandonare per ultimo la nave, ha già trovato squadra. In effetti, un contratto così, chi l’avrebbe abbandonato, era uno dei tesserati con lo stipendio più alto”.

LA FINE DI TADDEO – L’ultimo sciagurato tentativo di Taddeo è a dir poco tragicomico. Ci comunica che sarebbe venuto al campo con il commissario nominato dal Tribunale. Iniziamo a pensare che abbiamo sbagliato tutto e che, forse, un briciolo di speranze c’è ancora. E, invece, becera ed ennesima figuraccia del nostro Taddeo che dando la parola al commissario scopre che quest’ultimo avvalora la nostra tesi, spiegando che il Tribunale avrebbe sicuramente esaminato un’istanza per chiedere l’autorizzazione a pagare gli stipendi di luglio e agosto. Lo spogliatoio esplode in una risata melodrammatica, ridendo per non piangere. Taddeo se ne viene fuori dicendo “Peccato, pensavo che il commissario mi desse una mano e invece mi ha affossato” salvo poi uscire dal centro sportivo dichiarando ai giornalisti “Io ho portato il commissario ai ragazzi, più di così non so che fare”. Robe davvero di un altro mondo.

LA FINE – “Così dopo mesi di trattative e zero euro messi nei conti del Modena e nei nostri, spunta il signor Gigliotti che chiede un incontro alla squadra. Ormai satura e completamente svuotata dalla vicenda e attanagliata dai pensieri che colpiscono qualsiasi lavoratore che non percepisce stipendi da quattro mesi, decidiamo di non ascoltare ulteriori parole…”  “…Ultimo capitolo di questa vicenda, il bieco tentativo di mandare a Santarcangelo la formazione Berretti rischiando l’illecito sportivo. Avrebbe avuto del clamoroso essendo un comportamento antisindacale. L’ipotesi, infatti, è andata subito scomparendo. Vogliamo fare i nostri complimenti ai genitori dei ragazzi perché al giorno d’oggi sarebbe stato facile imbattersi in genitori sponsor, pronti a tutto pur di poter raccontare che il figlio avesse giocato in C. E così non è stato. Complimenti a loro, al mister e ai ragazzi che, tra l’altro, si stanno ottimamente comportando nel campionato di competenza”.

GIOCATORI ORGOGLIOSI – “Ci sono dei professionisti che hanno scelto di non sottostare alle regole di un calcio malato fatto di millantatori e dilettanti. Siamo orgogliosi di non aver permesso, andando contro i nostri interessi, che delle persone poco affidabili potessero prendersi gioco di una piazza importante come Modena. Se volete addossarci le colpe del fallimento del Modena fate pure, ma è troppo facile. Davanti a voi avete un gruppo di ragazzi che ha fatto ciò che dovrebbe rendere orgoglioso un tifoso, difendendo la maglia e la propria professionalità, anche a costo di non giocare e di non avere uno stipendio mensile. Vogliamo ringraziare i tifosi per il sostegno illimitato dei tifosi anche quando i risultati sul campo sono stati quelli che sono stati. Il loro attaccamento alla maglia è andato ben al di là di ogni situazione e crediamo che possano essere orgogliosi di noi per averli liberati da delle erbacce che stavano per contaminare per l’ennesima volta la squadra del loro cuore. Vogliamo anche ringraziare l’avvocato Pagliani dell’AIC per il tempo che ci ha concesso. E vogliamo chiedere scusa alle nostre famiglie. In questi mesi siamo tornati sempre a casa col broncio. Vogliamo chiedergli scusa per questi mesi di difficoltà, incertezze e nervosismi. Sperando che in un futuro non troppo lontano possano rendersi conto di avere a fianco dei ragazzi che hanno lottato con le unghie e con i denti affinché lealtà e serietà vincessero una volta tanto in questo mondo. Chiudiamo qui, la squadra vi saluta, anche questa volta a testa alta”.

Ulisse Giacomino