Un legame speciale. Quello tra Eric Maynor e la Pallacanestro Varese non può essere definito in altro modo. La Città Giardino ha abbracciato il playmaker per la prima volta due anni fa, quando l’ex giocatore dei Thunder cercava di ritrovare sé stesso in seguito ad un brutto infortunio al ginocchio. La storia si è ripetuta nell’estate scorsa: Eric era di nuovo reduce da un grave infortunio e ha scelto Varese per una seconda rinascita.

Missione compiuta, si direbbe. Il miglioramento delle condizioni fisiche di Maynor nella seconda parte di stagione ha permesso al giocatore di tornare ai suoi livelli di efficacia offensiva. Tutta la squadra ne ha beneficiato, con una serie di vittorie consecutive che si è interrotta proprio in occasione della trasferta di Reggio Emilia a cui il playmaker non ha potuto prendere parte. Un dato che lega ulteriormente Maynor al biancorosso? Le due migliori prestazioni realizzative del numero 3 in stagione (32 e 24 punti) sono arrivate nei derby contro Cantù.

04 varese-pesaro maynorUna stagione sulle montagne russe: tanti bassi nella prima parte e altrettanti alti nella seconda. Quali sono state le chiavi della svolta?
«Sono d’accordo con quello che hanno detto alcuni miei compagni: la pausa dopo il tonfo di Brindisi ci è servita, siamo tornati tutti in campo con la mente un po’ più sgombra e al contempo consapevoli di quello che dovevamo fare. Ci siamo prefissati di lasciarci tutto alle spalle e di finire la stagione nel miglior modo possibile. Per fare ciò abbiamo lavorato fino allo sfinimento, ogni giorno. Per cui penso che ci meritiamo i risultati che stiamo avendo ora. Ognuno di noi se li merita».

La fine dell’avventura europea ha giocato un ruolo nella risalita in classifica?
«Direi di sì, un pochino ci ha aiutati perché adesso giochiamo una volta a settimana e abbiamo tanto tempo per allenarci su quello che andremo poi a fare in partita. Come dicevo, in allenamento lavoriamo molto duramente e questo si vede in campo alla domenica. Arriviamo anche più freschi alle partite, un altro fattore determinante».

Qualcuno dubitava della possibilità di vedere un pick and roll efficace tra lei e Anosike. C’è stato bisogno di tempo per affinare i meccanismi?
«Ho sempre giocato tantissimo il pick and roll in carriera e di solito lo facevo con lunghi verticali che attaccano direttamente il ferro. Oderah è un centro di un altro tipo, ma penso che adesso sia sotto gli occhi di tutti che siamo in grado di giocare assieme. Si è sviluppata una bella chimica tra di noi sul campo. Ci è voluto un po’ di tempo, è vero, ma ora il pick and roll tra noi due sta funzionando molto bene per la squadra ed è la dimostrazione che abbiamo lavorato nella maniera corretta».

Qual è il suo legame con Varese e con lo staff?
«Varese mi aveva già accolto a braccia aperte dopo il mio primo infortunio e lo ha fatto di nuovo dopo il secondo, per cui non può che occupare un posto speciale nel mio cuore. Tutte le persone che gravitano intorno alla società e alla squadra mi hanno sempre fatto sentire al meglio: amo lo staff, amo i tifosi e amo giocare a basket qui».

Corsa a due per l’MVP in NBA tra Westbrook e Harden, due giocatori di cui lei è stato compagno ai Thunder. Chi la spunterà?
«Entrambi sono miei amici ed entrambi dal punto di vista individuale hanno disputato una stagione che rimarrà nei libri di storia. Sono contento per loro e mi piacerebbe che quest’anno venisse assegnato un co-MVP, anche se sarebbe una cosa mai vista. Farò i complimenti a chi vincerà il premio e penso che tutti e due se lo meriterebbero. In fondo chiunque scegli tra di loro è una scelta giusta. Non vedo l’ora di vederli uno contro l’altro nel primo turno dei Playoff!».

Filippo Antonelli