Cresciuto a Vedano Olona, Marco Crugnola è stato il numero 165 al mondo, ha giocato l’Australian Open, ha sfiorato Wimbledon. Il 34 enne ex tennista varesino ora fa sul serio con la sua società ACE Management, che organizza e gestisce eventi tennistici in tutta Italia. Lo abbiamo incontrato e ci ha raccontato la sua nuova vita post ritiro dal professionismo.

Marco, ci racconti un po’ come è stato il passaggio dal campo alla scrivania?
“Ho smesso a metà stagione nel 2013 dopo l’ultimo brutto infortunio al ginocchio. Era un anno che giocavo a mezzo servizio e non siamo riusciti a trovare una soluzione adeguata per riuscire a giocare senza dolore, così a malincuore ho deciso di smettere col professionismo e dedicarmi al mondo manageriale con la società. Era da un po’ che pensavo a questo progetto e l’ho creato”.

Raccontaci un po’ della tua agenzia.
“Si tratta di servizi per i circoli a 360 ° e organizzazione e gestione eventi. Abbiamo organizzato diversi tornei Internazionali, 22 Futures, utili ai giovani per migliorare il proprio ranking, e 3 Challenger, che sono più mirati per i giocatori pro di seconda fascia che vogliono provare ad accedere ai tornei più importanti al mondo. Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo aggiunto la parte dei tornei nazionali:stiamo creando un circuito di Tornei che partirà a Febbraio da Milano, coinvolgendo in tutta Lombardia più di 80 club,per circa 100 tornei, cercando così di unire i club nello stesso progetto. Copriremo anche la zona di Varese, con circa 24 tornei e almeno 15 circoli coinvolti”.

Torniamo un attimo alla tua carriera di giocatore. Quali sono i ricordi indimenticabili?
“Sicuramente due botte emotive: la prima è stata quando mi sono qualificato al mio primo torneo ATP, a Delray Beach in Florida, e al primo turno ho trovato Fish. Venivo da un periodo complicato ed è stata una bella rivincita personale. La seconda l’anno dopo quando ho giocato l’ATP di Madrid, dove mi sono battuto col fenomenale Wawrinka. Non ho avuto troppa fortuna nei sorteggi”.

E in Australia?
“E’ stato sicuramente il momento più alto quando mi sono qualificato per l’Australian Open nel 2011 dove, pur avendo trovato il fortissimo Berdych al primo turno, stavo sicuramente giocando il mio miglior tennis. La sfortuna ha voluto che nell’apice della forma mi sono fatto male alla caviglia in modo grave”.

Se tiri le somme della tua carriera di giocatore, che rimpianti puoi avere?
“Mi sarebbe sicuramente piaciuto di più godermi i momenti belli che ho detto prima, magari non trovando per tre volte uno dei primi 10 al mondo, e riuscendo ad andare avanti con qualcuno di più abbordabile. E poi per quanto riguarda me avrei dovuto cominciare prima la mia preparazione per arrivare prima al professionismo, anche se questa considerazione la posso fare solo ora a posteriori, per cui non può considerarsi un rimpianto”.

Come sta il tennis italiano?
“Il tennis italiano al momento è in una fase di cambiamento, c’è un cambio generazionale e bisognerà portare pazienza e aspettare qualche anno perché si possa vedere qualcosa di importante in Italia. E’ un momento particolare anche a livello mondiale, Djokovic e Murray fermi, Nadal e Federer che giocheranno sempre di meno, quindi c’è tanto posto per emergere e spazio per i giovani. Ormai va considerato che l’aspetto più importante ora come ora è l’aspetto mentale, perché sicuramente ormai a livello tecnico e fisico quasi tutti giocano e sono preparati bene. Ecco, su questo noi italiani forse arriviamo un attimo dopo, quindi non possiamo chiedere ai nostri giovani di essere competitivi tra i 16 e i 20 anni. Si matura con calma per poi cercare di arrivare pronti nel tennis che conta. Preparazione e formazione in Italia sono di ottimo livello e il materiale per lavorare bene c’è, certo che non bisogna aspettarsi il risultato domani”.

Ci vedremo allora per i tornei qui a Varese…
“Senz’altro, siamo una provincia importante e meritiamo eventi importanti! A Presto”.

Roberto Bulgheroni