Fenomenologia del rombo. Ovvero, l’imprevedibile virtù del regista basso. Nella settimana che precede la sfida con la Bustese e cioè il ritorno da avversario allo “Speroni” di Giovanni Cusatis, la memoria non può che correre al tema centrale della sua esperienza sulla panchina biancoblu (stagione 2011/2012, per intendersi). Di cosa stiamo parlando? Del meno 11 brillantemente neutralizzato? Naah. Dei playoff sfiorati nonostante la zavorra di cui sopra? Neppure. Del primo posto virtuale nella realtà agganciato dal Treviso? Figuriamoci. Completamente fuori strada. Il tema vero è sempre stato un altro. In un campionato in cui i punti di penalizzazione arrivarono in comode rate (tanto da coniare il motto: Pro Patria? Più la mandi giù, più si tira su), il nocciolo della questione (per certi versi, l’autentica pietra dello scandalo), fu la scelta dell’uomo da piazzare davanti alla difesa nel quadrilatero di centrocampo. Altri modi per definire rombo e regista basso con cui si è aperto. Argomento sexy il giusto ma comunque buono per diventare il tormentone di quell’annata già di suo romanzesca.

Giovanni Cusatis BusteseAndiamo con ordine. Cusatis apre la stagione beccando tre carciofi in casa dal Santarcangelo con Alessandro Cortesi (mezzala più di lotta che di governo), incastonato come play nella mediana a quattro. Insomma, male se non malissimo ed esperimento che finisce temporaneamente in soffitta con promozione sul campo di Marco Ghidoli (metronomo dotato di attitudine tattica inversamente proporzionale alla sua costanza di rendimento), che prende per mano la squadra nel pareggio di Renate e (soprattutto) nella chiara vittoria di Lecco. Problema risolto? Ehm, quasi. Perché il nostro ricade nel proverbiale down e l’attuale tecnico granata è costretto a riprovarci con Cortesi. Risultato? Anche qui, piuttosto male tendente al pessimo: quattro sconfitte in fila e un solo successo in nove gare. Poi, il 13 novembre al “Manuzzi” di Cesena contro il Bellaria l’illuminazione. E se lì, come regista basso, ci mettessimo Paolino Vignali? Ma chi? Quel Paolino Vignali? Quello soprannominato “il galera” nello spogliatoio tigrotto (farina del sacco di Dario Polverini), per la non certo esemplare precisione nel passaggio breve? Proprio lui. Detto fatto e la Pro Patria mette in fila 6 vittorie nelle successive 8 uscite gettando le basi per la stagione che sappiamo. Della serie, l’uovo di Colombo. O qualcosa del genere. Ma quella fu una mandrakata tutta da ascrivere al Giò da Portichetto o un’intuizione fortemente consigliata da altri? Sul caso, la giuria è ancora in camera di consiglio e (forse) ci rimarrà per sempre visto che le interpretazioni dell’episodio sono almeno una mezza dozzina.

Sia come sia, è bello pensare che quella piccola (grande) folgorazione sia stata davvero il punto di svolta di quel campionato e (in fondo), anche della seguente carriera di Cusatis. Domenica tornando a Busto forse (però) gli converrà farci una pensata. La Pro Patria di Javorcic è infatti la migliore squadra del campionato nell’andare a tamponare il vertice basso del centrocampo altrui. Chissà che il tema non possa tornare d’attualità.

Giovanni Castiglioni