Quella del giovanissimo portiere del Varese è una di quelle storie da raccontare. Il classe 1999 Mirko Bizzi è arrivato in biancorosso in prestito dal Cagliari, società che lo ha fortemente voluto e con la quale si è tolto moltissime soddisfazioni.

Nonostante i 18 anni, hai già avuto esperienze importanti. Ci riassumi la tua carriera?
«Ho inizio a giocare nel mio paese, a Gessate, quando ero piccolissimo e facevo il difensore. Poi un giorno si fece male il portiere e da lì iniziai a giocare tra i pali. Feci un provino al Monza e venni preso all’età di 10 anni. Lì ho fatto tutto il settore giovanile sino ad arrivare in prima squadra l’anno del fallimento del club. In seguito, a 15 anni, sono passato al Cagliari giocando due stagioni in Primavera con anche due presenze in panchina in prima squadra».

Come è stato respirare il grande calcio?
«Un’esperienza bellissima e indimenticabile. Ero in panchina nell’ultima partita di Serie B il giorno della festa promozione nel 3-0 contro la Salernitana, qualcosa di incredibile. Poi sono stato convocato anche in Serie A nel 3-2 casalingo inflitto all’Empoli. Queste sono state le emozioni più forti che ho vissuto».

A Cagliari ti ha voluto l’ex Varese Mario Beretta…
«Sì, è il Responsabile del Settore Giovanile che sta facendo un grande lavoro secondo me. È uno che sta molto coi ragazzi, vive sul campo e cerca sempre di darti il consiglio giusto. Sta investendo molto, col suo arrivo sono arrivati giocatori giovani da tutto il mondo, anche da Argentina e Brasile. Io sono stato il più giovane in assoluto ad arrivare dal continente e questo è motivo di orgoglio».

Come sei approdato al Cagliari?
«Ho fatto un torneo in prova a Zagabria e proprio Beretta mi disse subito di sì; venne a vedermi e mi chiese se poteva piacermi un’esperienza lontano da casa».

Come è stato staccarsi dalla famiglia da adolescente?
«Forse ho avuto un po’ di nostalgia nelle prime due settimane, ma trovarsi male a Cagliari è difficile e non solo per il mare, ma anche per le persone. Ho trovato un ambiente molto famigliare e intendo anche al di fuori del calcio. Sono persone disposte a darti il cuore a patto che tu non le deluda mai. Ho trovato il paradiso».

E l’arrivo a Varese invece?
«Questa estate avevo iniziato il ritiro con l’Olbia come secondo di Resti, in un mese ho imparato molto da lui. Poi il procuratore mi ha parlato di Varese ed è difficile da rifiutare una pizza del genere, in più mi sono avvicinato a casa».

L’inizio di campionato è stato negativo…
«Non è stato quello che ci aspettavamo e non mi aspettavo un avvio così per me. Sono il primo a mettermi in discussione e sto cercando di trovare la fiducia giusta. Dobbiamo restare umili e lavorare».

Le tue prestazioni sono state discutibili…
«Lo so e la critica ci sta se è costruttiva; è giusta anche per noi giovani perché è così che si cresce. Non mi aspettavo un avvio così da parte mia, ma oramai il passato è andato. Non dobbiamo guardare gli errori precedenti. Io ho molta fiducia nel mister e soprattutto in Verderame. Lo ringrazio per la grandissima persona che è, mi sta aiutando tanto».

La squadra ha subito tanti (troppi) gol e domenica arriva la Caronnese…
«In una sola gara abbiamo la possibilità di farci perdonare tutti gli scivoloni avuti in questo inizio di stagione. Affrontiamo una delle squadre più temibili e abbiamo fiducia nei nostri mezzi. Siamo una squadra forte, penso che a livello tecnico nessuno sia come noi».

Chi è il tuo portiere modello?
«Dico Buffon perché sono cresciuto con la sua immagine, ma nomino anche tutti che ho avuto la fortuna di incontrare a Cagliari: Storari, Rafael, Cragno e Colombo».

Elisa Cascioli