Un addio improvviso, un saluto inaspettato che ha lasciato tutti di stucco, tutti tranne Max Di Caro, il capitano della Varesina che ci ha pensato a lungo prima di decidere di appendere a malincuore le scarpette al chiodo. Il suo addio al calcio c’è stato dopo la sfida con la capolista Gozzano, un addio prematuro per il classe 1987. Il motivo? Una rara malattia genetica degenerativa agli occhi «che ho scoperto di avere all’età di 27 anni – ci racconta Max –. All’inizio era in forma leggera, poi è peggiorata e quando ho iniziato ad aver paura dei colpi di testa o degli scontri di gioco ho capito che era ora di smettere. Non giocavo più con tranquillità e ho preso questa decisione. Non mi resta che accettarla e conviverci».

21151727_10213395763229095_3139658463821893300_nCome hai vissuto la prima domenica senza partita?
«Sinceramente è stata una domenica strana o quanto meno con una routine diversa, ma è stata comunque una giornata di calcio perché ho visto due partite dei nostri 2001 e 2002 e poi sono stato spettatore di Varese-Borgosesia. Mi sono divertito, è stata una bellissima partita».

Quale sarà adesso la tua strada?
«Mi piacerebbe fare il dirigente, ma non ho ancora individuato il ruolo perché finora ho solo pensato a giocare. Dovrò vedere anche quali posso essere le mie competenze, di sicuro mi piace andare a vedere le partite. Dovrò studiare, fare un po’ di esercizio. Non ho mai pensato di diventare allenatore, non mi intriga molto. Anche in azienda il mio ruolo è più orientato a guardare il complesso, quello del tecnico è un ruolo molto specifico e tecnico».

Capitolo carriera. Qual è stata l’emozione più bella?
«Senza dubbio la vittoria del campionato di Promozione arrivata sul campo dell’Olimpia Ponte Tresa nel giorno del mio compleanno, il regalo più bello. Un successo coronato anche da un gol indimenticabile e da un bacio a mia nonna durante l’esultanza. Anche la promozione in Serie D con la vittoria in casa della Liventina è stata una grande emozione».

Cosa invece cancelleresti?
«L’esonero di Spilli è stato il momento più brutto e sono contento sia tornato seppur con un ruolo diverso. Per me è una persona unica anche come professionista; è estremamente preparato e può dare una grande mano alla società anche sul fronte settore giovanile. È un valore aggiunto».

11053707_10206578257155704_965462362723695458_nTalvolta sei stato punzecchiato per il fatto che giochi nella squadra che appartiene alla tua famiglia. Cosa vuoi rispondere?
«Ho fatto la carriera che meritavo, da dilettante. Non ero un fenomeno e mi sono sempre ricavato il mio spazio in qualsiasi squadra ho giocato perché avevo caratteristiche utili. Non sono diventato un professionista perché non ero abbastanza bravo e non perché non sono stato fortunato. Non si può piacere a tutti e se qualcuno pensa che sono raccomandato pazienza. Io penso di aver dimostrato di avere cuore, ho giocato sempre con passione e ho la coscienza pulita e lo stesso vale sul lavoro».

C’è qualcosa di Massimiliano Di Caro che non è stata ancora raccontata?
«Magari l’aspetto particolare che è stato poco messo in risalto è che quello che ho fatto io in questi anni è difficile. Coniugare un lavoro come il mio con il semiprofessionismo della Serie D non è una cosa normale da fare; porta via tanta energia e tanto tempo e lo stesso discorso vale per mio fratello fin quando ha giocato e per i miei compagni Tino e Albizzati.  La maggior parte dei giocatori lo fa di mestiere e sento di aver fatto qualcosa di speciale per la Varesina buttando il cuore oltre l’ostacolo. Io sono un libro aperto, ho sempre mostrato tutta la mia forza e anche le mie debolezze».

LA CARRIERA DI MAX DI CARO

  • 1779850_10202860988226304_1710055871_nPrimi passi nel settore giovanile dell’Union Cairate con mister Curatolo Pasquale.
  • Poi Giovanissimi del Bosto: «Un’esperienza bellissima, per 3 anni è stata casa mia. Una società seria, mister Bartolini mi ha fatto crescere tanto come ragazzo».
  • 2004-2005 – A 17 anni approdo in Serie D con la Castellettese, 20 presenze: «Annata intensa e particolare. Con le Sarde nel girone viaggiavamo spesso. Lì ho conosciuto Spilli e Albizzati che erano miei compagni di squadra».
  • 2005-2006 – Campionato di Eccellenza con il Verbano. «Dovevo andare alla Sampdoria ma sono praticamente scappato dal ritiro e andai ad allenarmi con il Verbano. Con Barbarito ho instaurato un ottimo rapporto».  Convocazione nella Nazionale Dilettanti per l’Europeo a Paestum.
  • 2006-2007 – Ritorno in Serie D con la Solbiatese, poi passaggio a Inveruno, in Eccellenza.
  • 2007-2008 – Anno più difficile quello alla Gallaratese con la retrocessione della squadra.
  • 2008-2009 – L’anno dopo Serie D con la Sestese fino a dicembre, poi di nuovo Eccellenza sempre al Verbano.
  • 2009-2010 – La stagione successiva Eccellenza nell’Insubria di Melosi, «Uno degli allenatori più importanti che ho avuto».
  • 2010-2012 – Due stagioni alla Sommese in Eccellenza, la prima con Marzio allenatore, la seconda con mister Spilli e la finale playoff persa col Real Vicenza.
  • 2012-2013 – Campionato di Eccellenza con la SolbiaSommese, culminato con la finale playoff regionale persa con la Sestese.
  • 2013-2017 – Quattro stagioni e mezzo alla Varesina: vittoria del campionato di Promozione, salto in D tramite playoff di Eccellenza; permanenza nella Serie A dei dilettanti da tre stagioni.

a cura di Elisa Cascioli