L’ultimo tassello a comporre il roster della Openjobmetis è stato Damian Hollis: inizialmente pareva che la società fosse alla ricerca di un’ala piccola, poi dopo l’ufficialità dell’addio di Eyenga è infine arrivato un quattro. Hollis si è presentato stamattina ai microfoni dello Store del PALA2A:

«La settimana di Chiavenna – ha attaccato Hollis – è stata di durissimo lavoro. Era la prima coi miei nuovi compagni ed è andata bene, ci ha permesso di conoscerci tra di noi e anche con lo staff tecnico. Tutti hanno dimostrato voglia di mettersi a disposizione del coach e mi piace l’energia di questa squadra».

La questione dei ruoli che ha tenuto banco in estate è stata anche uno degli argomenti discussi dall’ala biancorossa: «Penso che Stan sia il tre e io il quattro, però non ne farei troppo un discorso di ruoli, anche perché al giorno d’oggi è difficile definirli. Per noi due e per la squadra, comunque, la cosa più importante è la comunicazione per indicarci cosa dobbiamo fare sul campo».

Hollis è sempre stato un realizzatore, ma in questa sua nuova esperienza sta provando ad implementare nuovi aspetti nel suo gioco: «I miei allenamenti in questo momento sono focalizzati sulla difesa: negli ultimi anni ho avuto qualche problema su questa parte del gioco. Io e il coach siamo convinti che se diventassi un difensore migliore passerei al livello successivo».

«Se la squadra ha bisogno che io mi tuffi – ha continuato Hollis – a recuperare palloni o che io marchi il miglior giocatore della squadra avversaria, lo posso fare. Farò tutto quello che mi viene chiesto. In questo sistema c’è molta circolazione di palla, i tiri verranno divisi. Ammetto che non penso alla metà campo offensiva: l’attacco, visto che ci sono tanti giocatori altruisti, penso che funzionerà bene».

Il nuovo arrivato in casa biancorossa, per la verità, è un attaccante abbastanza completo. Anche se ha confessato di non avere un colpo preferito: «Non parto solitamente con un’idea fissa, faccio quello che la difesa mi concede. Se per esempio c’è uno spazio a destra vado lì, se mi lasciano sul perimetro prendo il tiro. Penso di essere bravo nella lettura della difesa, questo mi permette di variare».

A che punto è questa versione della Openjobmetis? «Ci siamo quasi. Dobbiamo lavorare sulla comunicazione tra di noi e sulle istruzioni dell’allenatore. In allenamento – ha risposto Hollis – ci riesce tutto bene, poi ovviamente in partita la pressione è diversa. Abbiamo ancora tempo. Qua c’è il giusto ambiente, mi sento felice di essere in questo gruppo: nessuno ha un grande ego, si lavora tutti insieme».

Dopo aver glissato sulla sua esperienza canturina («Una situazione fuori dal mio controllo fin dall’inizio, posso dire di essere maturato molto come giocatore da allora»), Hollis ha spiegato l’affetto che ha percepito dai tifosi biancorossi nei confronti della squadra:

«L’impressione che ho è che siano tra i migliori in Italia. Anche a Biella e Cantù (perdonatemi se lo dico!) ho trovato ottimi tifosi, ma quando venni qui con il Benfica l’anno scorso mi accorsi che c’era un’energia notevole. All’epoca erano contro di me, per cui se mi fece comunque quell’effetto figuriamoci adesso che sono al mio fianco!».

C’è spazio poi anche per le curiosità personali con le domande arrivate tramite i social network, a partire dal cibo («Non ho un piatto preferito, sono cresciuto con il cibo giamaicano e poi mi sono appassionato ai burgers») fino ad arrivare al numero di maglia («Mio padre giocava con il 6, quest’anno mi sentivo che fosse il momento di passare dal mio 96 ad un doppio 6»). L’avventura biancorossa di Hollis, dunque, parte sotto ottimi auspici.

Filippo Antonelli