Le dimensioni contano. Anche nel calcio. Così, se il confronto è con un Monza superdotato, il rischio di arrossire è dietro l’angolo. Come quando ti rimbalzano all’ingresso di un locale. Eri convinto di essere in lista. E invece il nome non c’è. Non una gran figura. Inutile negarlo. “Loro erano più pronti di noi”, la sintesi trovata a fine gara da Sasà Ferraro. Frase che sembra dire poco e invece spiega tutto della secca bocciatura rimediata ieri al “Brianteo. Ma fare processi servirebbe a poco. Nonostante qualche singolo (forse) lo meriterebbe. Un’analisi (magari anche impietosa) si rende invece più che necessaria.

Il Monza è una squadra compiuta, risolta, realizzata. La Pro Patria (ancora) no. Almeno non completamente. La formazione di Zaffaroni è stata costruita sin da luglio con un preciso progetto tecnico. Anche (se non soprattutto), sulla scorta degli errori commessi l’anno passato. Allo “Speroni”, le 11 vittorie in 12 gare (prima di ieri) sono invece arrivate attraverso un percorso più accidentato. Frutto di una sterzata in corsa che ha corretto qualche iniziale difetto di fabbricazione. Ma il ritardo accumulato non era più colmabile. Ci si è solo illusi di poterlo azzerare. E il meno 10 in classifica è lì a testimoniarlo. Tanto più che 6 di quei 10 punti di margine provengono dai 2 confronti diretti. Persi perché inferiori. Punto. Per quanto sia duro ammetterlo.

Ma se il progetto è biennale, non è certo il caso di fare drammi. La squadra crescerà, qualche giocatore se ne andrà e altri arriveranno (possibilmente, evitando ulteriori scommesse in attacco). E, semmai la promozione non dovesse essere centrata quest’anno attraverso il Piano B dei playoff e/o del ripescaggio, lo sarà certamente la stagione prossima. Facile no? Ehm, purtroppo, non è esattamente così. Ma per ragioni più profonde della stretta contingenza di un 3-5-2 o di un centravanti che non segna. Meglio spiegarsi.

29-01-2017 Monza (MB)Stadio BrianteoCampionato Dilettanti 2016/17 Gir BMonza - Aurora Pro PatriaNella foto: I BUSTOCCHIPatrizia Testa c’è. Almeno questa è una certezza. Il popolo tigrotto lo ha capito e gli oltre 300 di ieri ne sono la prova schiacciante. Chi può dire altrettanto? La politica locale potrebbe a breve fare da sponda ad un crowdfunding di supporto. Basterà? O sarà solo un pannicello caldo? C’è qualcuno davvero disposto ad affiancare la presidentessa biancoblu in una gestione comunque onerosa? Qualunque sia la categoria. La risposta (al momento) è il silenzio. O un timido brusio.

Ovviamente l’obiezione nasce più che spontanea. Ma perché parlarne proprio ora? Cioè, dopo una sconfitta bruciante e con una stagione ancora tutta da giocare. La domanda, in realtà, sarebbe un’altra. Perché non farlo? Meglio gettare il sasso nello stagno subito. Perché il futuro è adesso. Di doman non v’è certezza. E la pianificazione non può più attendere. Onde evitare di sentirsi dire un’altra volta: “Loro erano più pronti di noi”.

Giovanni Castiglioni