Navigando nel mare immenso del web, gettate l’ancora nel porto del social network per eccellenza: Facebook. Prendetevi un minuto. Lo so è molto, ma ne varrà la pena. Visitate la pagina dell’Insubria Calcio. In evidenza troverete un post datato 22.30 del 13 ottobre 2017. Data cruciale per il ragazzino classe 2001 nella foto, Devid Girola, che si appresta a firmare il suo primo contratto da professionista con uno dei club più titolati al mondo, il Milan. La sua squadra del cuore. Tutto qui? Direte voi. No, questa volta non si tratta del solito giovane talento pronto ad essere inghiottito da quel marchingegno infernale che è il calcio che conta. La sua storia è diversa e potremmo riassumerne il senso, forse nel modo migliore, con le parole del celeberrimo scrittore e saggista francese Marcel Proust: se sognare un po’ è pericoloso, il rimedio non è sognare di meno ma sognare di più, sognare tutto il tempo.

ORIGINI – Nato oltralpe, in Svizzera, Devid Girola può essere considerato a tutti gli effetti un varesino. Fin da piccolo infatti vive a Casciago un comune di poco più di tremila anime non molto distante dalla città giardino. “Ho cominciato a giocare a calcio da bambino – racconta lui –. Inizialmente però giocavo tra i pali, nel ruolo del portiere. Poi ho provato a giocare anche fuori e sono passato a fare il centrale di difesa, che è il mio ruolo attuale”. Il Bosto è la sua prima patria calcistica. Che fa da preludio al trasferimento a Varese. “Lì sono cresciuto sia dal punto di vista calcistico sia sotto il profilo umano”. Sono anni complicati però per il club biancorosso che va incontro al fallimento e riparte dai dilettanti. “Dopo il fallimento del Varese mi è arrivata la chiamata dell’Insubria Calcio – che da anni ormai è Centro Tecnico del Milan, nonché nucleo di talenti per il club rossonero – dove ho giocato per due anni. E’ stata una bella esperienza, in un ambiente sano e rispettabile che mi ha permesso di maturare. Se sono dove sono oggi devo ringraziare tanto la fiducia della squadra e soprattutto del presidente Pozzolini”.

OLTRE IL DOLORE – Come detto, quella di Devid non è una storia comune. All’età di sei anni viene allontanato dai suoi genitori biologici e affidato ad un’altra famiglia, quella che tuttora si prende cura di lui. “Ero molto piccolo quando è successo. Ho sentito un po’ la distanza, anche se le mie sorelle mi sono sempre state vicine. Soprattutto nei momenti più complicati e difficili – spiega lui –. E’ inutile negare che questa cosa ha inciso sui miei sogni… ma in modo positivo”. Il dolore inenarrabile, non ha impedito a Devid di sognare, tenendo sempre aperto il famoso cassetto per realizzare i propri desideri con ancor più convinzione di prima.

L’OCCASIONE DI UNA VITA – E nell’estate appena trascorsa arriva la sorpresa più bella ed inaspettata. Il suo talento non passa inosservato in quel di Milanello. Il Milan si interessa a lui e lo chiama per giocare nell’Under 17, allenata da mister Luppi, fresca del titolo di Campione d’Italia conquistato nella scorsa stagione sportiva. “Non me l’aspettavo – rivela Devid –. Anche perché entrare nel giro del squadre professionistiche a questa età non è così semplice. L’ambiente è bellissimo. Si respira la voglia di vincere tipica della grande squadra. Il mister è sempre molto propositivo ed anche con i miei nuovi compagni mi trovo molto bene pur conoscendoli da poco tempo. Poi il mio cuore è sempre stato e sarà per sempre rossonero. Mi sembra di vivere un sogno ad occhi aperti.

Un sogno che assomiglia ad un pallone che rotola libero sul tappeto di erba verde di un campo da calcio. Lo sport che in qualche modo rappresenta il riscatto di un giovane ragazzo a cui la vita ha tentato di sottrarre gli affetti e la speranza, senza però averla vinta. “Quando gioco a calcio mi dimentico di tutti i problemi. Non penso più a nulla. Solo a divertirmi. Mi sento davvero leggero, libero e capace di ogni cosa – conclude Devid –. Spero un giorno di giocare in prima squadra e diventare come il mio idolo Thiago Silva”.

Alessio Colombo