Nell’estate del 2010, dopo nove anni di proprietà della famiglia Castiglioni, nel panorama del basket varesino si è affacciato un nuovo soggetto: il Consorzio Varese nel Cuore. Tra i diciotto fondatori c’era anche Alberto Castelli, che dal 2014 ricopre la carica di Presidente in seguito alle dimissioni di Michele Lo Nero. Il Consorzio ha rilevato le quote azionarie della società nel settembre del 2010 e ha accresciuto di anno in anno la sua base e la sua partecipazione, aprendosi anche a nuove iniziative come il trust Il basket siamo noi (proprietario del 5% di Pallacanestro Varese).

Qual è stato il suo percorso al fianco della Pallacanestro Varese?
«È nato da una passione che mi porto dietro da tantissimi anni. Sono sempre stato un tifoso della Pallacanestro Varese: le mie prime partite al Palazzetto risalgono a quand’ero un bambino, poi ho continuato ad andarci e direi che negli ultimi vent’anni la mia presenza a Masnago è diventata continuativa. Per quanto riguarda la mia attività con il Consorzio, ci fu un incontro sette anni fa in cui vennero a presentarmi il progetto e io aderii subito senza tentennamenti perché mi sembrò un percorso bello, da coltivare. È stato un processo molto semplice e lineare».

Qual è il bilancio di questi anni di attività?
«L’attività del Consorzio è scolpita nella sua genesi e nella sua origine: è nato esclusivamente con lo scopo di rilevare la proprietà della Pallacanestro Varese per permetterle di proseguire con la sua attività. Rilevando le quote dalla famiglia Castiglioni è stato possibile portare avanti la società, che è stata sostenuta finanziariamente garantendo una serie di entrate pari a circa il 25% del budget che sarebbero state altrimenti difficili da trovare e che si aggiungono ai normali ricavi derivati da sponsor e vendita dei biglietti. Strada facendo il Consorzio ha maturato un po’ di più la coscienza del proprio ruolo e così sono stati fatti anche quei passi che una proprietà normale deve fare: non solo il sostegno economico e finanziario, ma anche lo studio di una progettualità. È fondamentale, a questo scopo, accompagnare la società nelle varie scelte strategiche».

In cosa consisterà l’assemblea degli stati generali di marzo?
«È stata voluta per una ragione molto semplice: il Consorzio è alla sua settima stagione di attività, perciò è stato ritenuto opportuno fare un check up, cioè verificare cos’è andato e cosa non è andato e di conseguenza quali strade vanno percorse per il futuro. In questi anni abbiamo cambiato pelle, abbiamo semplificato le modalità per entrare e per uscire dal Consorzio, non solo: abbiamo anche fatto in modo che, attraverso momenti di convivialità e condivisione, ci fosse un legame sempre più stretto tra Consorzio e squadra. Dopo tutto questo sorge la necessità di confrontarsi perché è fondamentale programmare quale sarà l’esperienza e il format del futuro. Negli ultimi due anni, al netto di qualche uscita, sono entrate 28 aziende nel Consorzio e quindi si può dire che stiamo ancora crescendo. Secondo me questa forma ha ancora un senso, è un soggetto vivo e vegeto. Vedremo cosa uscirà da quest’assemblea, che è stata voluta con il comune di tutti e sarà un momento interessante di confronto e apprendimento».

Qual è il suo augurio per il futuro del Consorzio?
«La speranza è che possa continuare a crescere con questo passo che ha mantenuto fino ad ora. Noi aspettiamo tutti e siamo sempre con le braccia aperte».

Come si è interfacciato il Consorzio alla nascita del trust?
«L’abbiamo favorita perché l’abbiamo ritenuta un passaggio importantissimo e cruciale, anche per la storia intera della Pallacanestro Varese. Dà la possibilità ai tifosi di diventare proprietari della squadra per cui tifano e non penso possa esserci niente di più significativo».

Passando al campo, ha fiducia per questo finale di stagione?
«Quando si parla della squadra io non riesco a non parlare da tifoso. Stiamo soffrendo tutti assieme e speriamo che queste ultime undici gare ci possano regalare delle soddisfazioni. Comunque nelle recenti partite ci sono stati dei segnali positivi, anche se in qualche occasione sono stati bruscamente cancellati. Noi continuiamo a crederci e a gridare forza Varese».

Filippo Antonelli