Là dove c’era l’erba ora c’è… un cantiere. In realtà, l’erba tornerà (niente condizionale, almeno stavolta). Ma il punto non è se, piuttosto quando. L’annoso tema dei campi di allenamento della Pro Patria ha trovato parziale soluzione l’estate scorsa con un nuovo accordo di massima tra Palazzo Gilardoni e il club di via Cà Bianca. Sfumato il finanziamento regionale, il progetto è stato derubricato onde evitarne la soppressione. In estrema (e grossolana) sintesi, la nuova convenzione prevede bonifica, allestimento e impiantistica a carico del comune; semina e manutenzione a spese del club tigrotto.
Va da sé che il fondo sarà in erba naturale e non in sintetico come nel progetto originale. Aprendo una parentesi, una decina di giorni fa abbiamo visto inaugurare a Dro un nuovo terreno in sintetico a pochi metri dal “Comunale Oltra”. Robusto esborso iniziale. Limitate spese successive. Della serie, chi più spende, meno spende. Ma, si sa, nella gestione delle finanze pubbliche, contingenza non sempre può far rima con lungimiranza.

Ma torniamo a noi. Spianata la collinetta, l’attuale avanzamento lavori presenta un ampio invaso (nella foto) tra via della Padella e via Firenze, ai confini tra il territorio comunale di Busto Arsizio e quello di Castellanza. In quell’area adiacente lo “Speroni”, sorgeranno due nuovi campi da affiancare ai due (facciamo uno e mezzo) già esistenti. Quello attualmente in uso alla prima squadra dovrebbe (a breve) essere omologato per consentire lo svolgimento di gare del settore giovanile. Fin qui le buone notizie. Quelle cattive riguardano la tempistica. Cioè il quando di cui sopra. L’ottimismo della volontà fa infatti a pugni con il pessimismo della ragione. Pur non avendo competenze specifiche, è difficile infatti pensare che i lavori possano essere terminati entro l’estate. O meglio, se anche lo fossero, difficilmente la semina potrà poi consentirne l’utilizzo per l’inizio della prossima stagione. Dramma? Per nulla. Si attende da almeno 3 lustri (se ne parlava già ai tempi della proprietà Vender nel 2001/2002), quindi si può ancora portare pazienza. Ma l’argomento è molto meno marginale di quanto si possa pensare. Un club moderno (e la Pro Patria si sta attrezzando per diventarlo) necessita di strutture prima ancora che di giocatori. Non è un caso che i recenti incontri sul futuro societario biancoblu abbiano trovato sponda nella politica cittadina. Ad ogni livello, i modelli sportivi di successo hanno nei buoni e costruttivi rapporti tra società calcistiche e amministrazioni pubbliche la regola. Busto per troppi anni ha fatto eccezione.

Giovanni Castiglioni