Un ruolo delicatissimo”, così lo hanno definito Alessandro Amato e Ricky Massara (in foto in alto) antesignani del nuovo movimento dei direttori sportivi-giocatori. Troppo presto per parlare di rivoluzione, ma in Promozione qualcosa sembra essersi mosso. E’ stato intrapreso, da più di una squadra e con la dovuta cautela, un processo di evoluzione che ha dell’epocale. Non si tratta di sovvertire le regole del gioco o di introdurre la tecnologia in campo, ma di qualcosa di più grande e profondo. Alcuni giocatori d’esperienza della terza divisione dilettantistica italiana hanno scelto di accettare un doppio ruolo d’eccezione, che unisce quello del direttore sportivo e giocatore. Siamo di fronte ad una svolta che potrebbe cambiare per sempre la concezione del calcio. Niente a che vedere con i vari tentativi, spesso falliti, di allenatori-giocatori.

Per farla breve, immaginate che Beppe Marotta (direttore sportivo del Juventus), Adriano Galliani (amministratore delegato del Milan) o chi per loro la domenica svestissero i panni del dirigente per scendere in campo con le rispettive squadre, all’ordine di un allenatore che magari proprio loro hanno messo sotto contratto. Sarebbe fantastico non credete? Ma anche inconcepibile in categorie così importanti, economicamente molto più fornite di quelle nostrane. E pensate a quante polemiche andrebbero incontro? No, forse non siamo ancora pronti davvero ad una svolta del genere. Eppure se lassù, nell’olimpo del pallone, a farla da padrona sono gli introiti, il business e tutto ciò che riguarda i soldi, quaggiù in provincia c’è ancora qualcuno che non ama i riflettori, preferisce un calcio fatto di passione e sana competizione. E che sa fare di necessità virtù.

TRADATE E UBOLDESE, LE PRIME RIVOLUZIONARIE – Come ha fatto Rosario Tramontana, presidente del Tradate, che ha deciso di affidare le faccende dirigenziali al suo bomber Alessandro Amato prima e al carismatico estremo difensore Ricky Massara poi. Anche il patron dell’Uboldese Emilio Legnani, ha scelto di affidare l’arduo compito proprio all’ex ds biancoblu Amato, ora in forza ai rossoneri. Insomma l’asse Uboldo-Tradate sembra fecondo in questa direzione e si sta via via trasformando in un modello, un esempio da seguire anche per le altre squadre. Perché, come dicevamo prima, qui le relazioni contano. Eccome se contano. Ma come funziona questo doppio ruolo?

TRA CAMPO E DIRIGENZA – C’è una linea sottile tra la dirigenza e lo spogliatoio: due mondi diametralmente opposti, ma quanto mai vicini. Ed è proprio in questo solco di confine che si inseriscono i ds-giocatori. Notoriamente il direttore sportivo è quella figura che si occupa di tutto ciò che riguarda l’aspetto amministrativo di una società. Per noi amanti del calcio, abituati a vederli sgattaiolare da un hotel all’altro per accaparrarsi i pezzi più pregiati sulla piazza, sono i principi del calciomercato.

In realtà come queste conta molto la conoscenza della propria categoria per poter imbastire delle strategie di mercato che supportino un progetto vincente. Ma non c’è solo questo. Il loro compito dei ds-giocatori non si esaurisce alla pura e semplice compravendita dei calciatori. In settimana ci sono degli allenamenti da sostenere e la domenica c’è una partita da giocare. Mettere da parte ogni questione burocratica per scendere sul terreno di gioco con la giusta concentrazione e trascinare i compagni. Perché tu sei l’uomo d’esperienza della squadra e da te sia aspettano tutti molto.

Siamo i mediatori tra società e squadra. Abbiamo il dovere di imporre delle regole, in qualità di dirigenti, ma allo stesso tempo di far sentire ogni giocatore a proprio agio – dice Amato –. Dobbiamo essere sempre disponibili, ascoltare tutti e tenere unito il gruppo.”
Perché il modo di comunicare con i giovani, volenti o nolenti, è cambiato radicalmente. Non si discute il vecchio metodo “bastone e carota”, quello funziona e funzionerà sempre, ma è inevitabile che possa non bastare. Bisogna capirne le esigenze e farli sentire parte di un progetto. “La parola chiave è condividere – spiega invece Massara –. Non è sufficiente discutere con i ragazzi ma vivere con loro nel quotidiano sul campo”. Capite dunque quanto questo sia “un ruolo di grandissima responsabilità – continua il ds biancoblu –. Non si possono commettere errori perché poi si ripercuotono sull’andamento della squadra”.

CONTROINDICAZIONI – Fino a qui tutto perfetto, ma occhio a non esagerare. “Può rischiare di diventare un ruolo ingombrante all’interno dello spogliatoio – ammonisce Amato –. Non bisogna permettere che questo ruolo pesi sulle spalle dei tuoi compagni. Mi è capitato spesso di percepire un’atmosfera di tensione nei miei confronti, soprattutto nei primi tempi. Sei il direttore sportivo e i più giovani non azzardano. In quei momenti è molto importante stemperare la tensione e un modo per farlo può essere: darsi delle regole, poche ma fisse, senza dimenticarsi di ascoltare le opinioni di tutti”.

La strada è ancora lunga e piena di insidie. Prima che una vera trasformazione si attui dovremo aspettare qualche anno. Bisogna avere calma e pazienza. Ma qualcuno ha tracciato un solco indelebile nella direzione di un progressivo avvicinamento di due grandi mondi ad oggi ancora troppo distanti. Finora lo sforzo di Uboldese e Tradate sembra aver pagato. Chissà che anche lassù tra i professionisti non ci facciano un pensierino.

Alessio Colombo