Oramai è fatta. Ancora qualche piccolo passo e la Varesina concluderà in bellezza l’ennesimo anno. Dopo cinque promozioni di fila, l’obiettivo attuale è quello di mantenere la Serie D, una categoria alla quale i rossoblù hanno saputo adattarsi. La squadra è esattamente a metà classifica con 41 punti (dieci vittorie, undici pareggi e dieci sconfitte). Per il capitano Massimiliano Di Caro “una stagione senz’altro positiva e in linea con quello che ci aspettavamo”.

Rispetto agli ultimi anni, non tutto è stato in discesa: “Siamo sempre stati positivi anche durante il filotto di sconfitte a metà del girone d’andata. Era una cosa che ci aspettavamo perché il gruppo storico ha dovuto adattarsi al campionato che è uno dei più competitivi degli ultimi anni. Mi sembra più una Lega Pro che una Serie D, sia per l’importanza delle squadre, sia per i giocatori. Il livello si è alzato molto. Abbiamo trovato qualche ostacolo perché fino al 20 giugno scorso non sapevamo se avremmo affrontato questo campionato. Come sempre, squadra e ambiente hanno risposto in maniera eccezionale. Adesso dobbiamo restare concentrati e vincere le due o tre partite che ci mancano per salvarci”.

Il campionato resterà fermo questa domenica per via del Torneo di Viareggio. La Varesina riprenderà da una sfida che è diventata un derby: domenica 20 marzo Di Caro e compagni saranno ospiti della Bustese: “E’ una partita molto importante e ci teniamo molto. C’è rivalità dallo scorso anno e dobbiamo affrontarla nel modo giusto anche perché ci teniamo a vendicare la sconfitta dell’andata”.

di caro 2Capitolo gruppo: come si è evoluto e in cosa è rimasto uguale? “I ‘vecchi’ – risponde il capitano – hanno cercato di far capire a chi è arrivato che il nostro è un ambiente speciale. Per giocatori importanti non è scontato calarsi in una realtà familiare e genuina come la nostra. Abbiamo mantenuto la nostra identità. Il mister è stato bravissimo a gestire lo spogliatoio privilegiando sempre il gruppo e mai i singoli. Non ha preclusioni verso nessuno e guarda solo al risultato finale. E’ un timoniere eccezzionale e mi auguro che possa ancora salire di categoria perché se lo merita”.

Una squadra che è una famiglia, ma anche una famiglia che è una squadra. In società c’è stato l’approdo di Matteo Di Caro come direttore generale: “Io e mio fratello siamo due lavoratori – racconta Massimiliano -. Iniziamo la mattina alle 8 per lo Scoiattolo e continuiamo la sera parlando della Varesina, due realtà per noi vitali che ci danno energia e stimoli tutti i giorni. Abbiamo un rapporto eccezionale e ci diciamo sempre quello che pensiamo. Dai nostri litigi nascono sempre delle idee importanti. Tante volte la vediamo in maniera diversa, ma ci fidiamo l’uno o dell’altro. Lui è istintivo e ogni tanto lo rimprovero. Siamo giovani e vogliamo migliorare tanto come professionisti”.

A 28 anni, quasi 29, è ancora lecito sognare? “Quest’anno mi sono tolto parecchie soddisfazioni – risponde -. Non nego che all’inizio ho fatto fatica. Durante le prime giornate pensavo di aver raggiunto il mio limite. Sono molto esigente verso me stesso e mi rendevo conto che non stavo dando ciò che avrei voluto. Sono andato un po’ in crisi, ma grazie all’aiuto di mister e compagni, che sono anche amici, ho trovato la tranquillità che mi ha permesso di lavorare sui miei difetti. Quindi dico che si può migliorare. Uno dei sogni realizzati è quello di indossare la fascia di capitano. Ne sono talmente orgoglioso che mi spaventava essere l’erede di Marzio e Caon. Cerco sempre di dare l’esempio e di sbagliare il meno possibile nell’atteggiamento”.

Tornando al campionato, su quale sia stata la partita più bella, il numero 8 rossoblù non ha dubbi: “Quella più affascinante e stimolante è stata a Piacenza in cui abbiamo disputato una partita importante per personalità. In uno stadio vero, contro un tifo vero e contro una squadra che ha una media punti pazzesca, siamo scesi in campo senza remore iniziali. Lì abbiamo dimostrato la nostra crescita. Siamo partiti a fari spenti e ce la siamo sempre giocata con tutti, nessuno ci ha mai messo sotto”.

E il futuro?
“Lavorando con più calma sul mercato, l’anno prossimo possiamo alzare ulteriormente l’asticella. Speriamo anche di dare la possibilità ai ragazzi del Settore Giovanile di arrivare in prima squadra per dar risalto al lavoro che stiamo facendo. Inoltre speriamo che la nuova tribuna ci possa elevare. E’ il nostro tallone d’Achille, chi viene a vederci non ha la sensazione di partita importante. E’ uno dei prossimi obiettivi da realizzare”.

Elisa Cascioli