20 a 1. Si giocasse a colpi di punti di penalizzazione, la sfida con il Pavia (domenica ore 14, stadio “Carlo Speroni”) sarebbe già stravinta. E invece, le richieste del Sostituto Procuratore Tornatore faranno solo da paesaggio ad un confronto che, paradossalmente, all’andata finì davvero tanti a pochi, o meglio, a nessuno (4-0 al “Fortunati” la sera del 23 settembre). E che il destino sia cinico e, nello specifico, anche smaccatamente baro, è testimoniato dal fatto che il match di domenica si giocherà ad un anno esatto (era il 17 gennaio anche la stagione scorsa) da quel 3-2 per i pavesi entrato nell’inchiesta (e nelle sanzioni) del processo Dirty Soccer. Quando si dice che il diavolo ci mette sempre la coda.

Rispetto all’incrocio di settembre è però cambiato quasi tutto. A Busto, ma anche a Pavia dove la panchina è passata da Marcolini a Brini, la classifica continua a non rispecchiare le ambizioni estive (attualmente sesto posto e meno 5 dalla vetta) e la proprietà cinese ha convinto sì, ma solo il giusto. Dal 4 luglio 2014 il club di via Alzaia è infatti passato sotto il controllo della Terra del Dragone. Regista dell’operazione Xiadong Zhu, presidente del Pingy Shangai Investment, un fondo di Private Equity con interessi variegati e investimenti diversificati. Ma a sponsorizzare il buon esito della trattativa hanno concorso anche Kiang Ming Huang (responsabile dell’Agenzia per l’Italia) e Nanni Meazza, imprenditore di Chignolo accostato nei mesi scorsi anche alla Pro Patria. Intrecci a parte, il nuovo corso ha portato entusiasmo moderato e scetticismo quanto basta. Il tempo dirà se il laboratorio sino-pavese avrà prodotto i risultati attesi.
Sul campo, la squadra costruita per giocarsi l’accesso alla serie cadetta è prima partita a cannone (6 vittorie nelle prime 9 giornate), salvo sgonfiarsi da novembre in poi. Inevitabile quindi lo scossone con Michele Marcolini che il 13 dicembre (dopo 4 punti in 6 gare), ha lasciato il timone al navigatissimo tecnico marchigiano Fabio Brini. Risultato? Una vittoria a Pordenone (con in panca l’allenatore della Berretti Stefano Rossini) e un pari con la FeralpiSalò. Decisamente un buon impatto. Tecnico e ambientale.

Ipotesi formazione? Diciamo 4-4-1-1 (o 4-2-3-1, poco cambia) con l’esperto Davide Facchin in porta; l’ex Mantova Siniscalchi a destra, Malomo (al rientro dalla squalifica) a destra, il trapanese Marino e Dario Biasi centrali in difesa; l’ex Juve Stabia La Camera (o il neo arrivato Perrone) e il vicentino Nicola Pavan interni; Ghiringhelli e il croato Grbac larghi con, in attacco, Andrea Ferretti e, alle sue spalle, Alessandro Cesarini. E proprio il trequartista sarzanese giustifica l’allarme rosso e un occhio di riguardo. In 5 precedenti con i biancoblu ha messo infatti a segno altrettante reti. Tre con la maglia del Pavia (una anche all’andata) e due con quella del Savona. Insomma, contro la Pro Patria è sempre Zona Cesarini. Anche lontano dal 90’.  Allo “Speroni” gli azzurri non vengono battuti dal 28 marzo 2004 (1-0 con rete di Luca Perfetti). Da allora tre pareggi e due sconfitte tigrotte (entrambe per 2-3). Un digiuno ultradecennale che, oggettivamente, può essere interrotto solo in ossequio alla ben nota legge.
Grandi numeri. Grandi speranze. Grandi sorprese?

Giovanni Castiglioni