È enorme il rammarico per il risultato dello scontro con Avellino, che rappresenta la prima sconfitta casalinga in campionato e la quarta consecutiva (contando tutte le competizioni), a causa della quantità di imprecisioni che hanno condizionato lo score finale, rovinando una prestazione sicuramente positiva, specchio di una squadra in crescita ma ancora legata ad alcuni problemi strutturali.

Non è stata –per usare un largo eufemismo- la miglior serata al tiro per Varese: a fronte di un positivo 50% da due, fanno rabbrividire le percentuali dalla lunga distanza (20%) e dalla linea della carità (58%). In particolare quest’ultimo dato, notevolmente migliorato nel corso della partita, è stato esiziale per i biancorossi, che con qualche punto in più avrebbero potuto interpretare con maggior fiducia i giochi offensivi che solo nel terzo quarto sono risultati veramente vari e pericolosi, senza che si dovesse ricorrere ogni volta alle invenzioni di Maynor.

Melvin Johnson, che sarebbe dovuto essere il tiratore scelto di questa squadra, sembra sempre di più un oggetto estraneo all’interno del gioco di Moretti: poco coinvolto in attacco, spesso distratto in difesa, forse dovrebbe essere messa in discussione la sua presenza nel roster di Varese, che più di ogni altra cosa ha bisogno di un tiratore dall’estrema affidabilità (come era Kuksiks la scorsa stagione).

In mancanza di soluzioni dall’arco, è stato necessario andare al ferro spesso e volentieri: per questo è stato riproposto il quinetto con quattro esterni e Kangur da 5 (anche per l’abilità dell’estone in marcatura su Fesenko), che ha garantito notevoli soluzioni in “penetra e scarica” e spazio per le incursioni in area.

Detto questo, è necessario ricordare che la sconfitta è stata frutto di numerose mancanze di concentrazione, come gli appoggi sbagliati in contropiede da Avramovic, la sopracitata percentuale ai liberi (ad onor del vero, anche Avellino non ha raggiunto il 60% dalla lunetta) e la confusione regnante nei momenti decisivi del match: se Kangur ha tolto le castagne dal fuoco nei tempi regolamentari, è stata difficile da capire la scelta di Maynor negli ultimi secondi del supplementare.

Moretti e i suoi devono essere più precisi nei dettagli che poi risultano fondamentali per il risultato finale, e che fanno la differenza tra una stagione positiva e un’altra segnata dalla mediocità.

Marco Mastrorilli