A 26 anni è partito alla volta della Sicilia per realizzare un sogno. Che a dire il vero aveva già preso corpo nei sei anni in cui ha fatto l’assistant coach a Varese. Matteo Jemoli è un vero e proprio cuore biancorosso, che dopo tanto tempo passato al PalaWhirlpool ha deciso di seguire Ugo Ducarello nell’avventura in A2 a Trapani. Ma Varese non dimentica, e lui non può dimenticare Varese…

Come sta adesso Matteo Jemoli?
“Sto bene, stiamo facendo molto bene a Trapani e ora abbiamo tre partite per agguantare i playoff, che qui sarebbero davvero un bel traguardo. Ne abbiamo due su tre in casa, e le dobbiamo assolutamente vincere per arrivare nelle prime otto. Mi trovo molto bene in questa realtà, c’è un bel gruppo, e poi c’è Ugo Ducarello. Siamo stati un po’ sfortunati con gli infortuni, ma abbiamo tenuto botta e ora siamo qui”.

Com’è la vita da vice allenatore in una realtà molto diversa da Varese?
“Sicuramente è uno step formativo per la mia crescita professionale. Poi conosco Ugo già dall’anno scorso e c’è piena sintonia, collaborazione e condivisione sulle cose. Sto imparando molto di un ruolo diverso da quello degli ultimi anni. Le responsabilità aumentano, ma è un piacere”.

Tornando indietro quindi rifaresti la scelta…
“Certo. Era una cosa che prima o poi dovevo fare per poter migliorare, crescere e fare i miei errori. Sono arrivato in un posto con tradizione di basket e in cui la squadra è molto seguita”.

Cosa ricordi con più piacere degli anni biancorossi?
“Sicuramente tante cose, in primis i rapporti che sono rimasti ad esempio con Max Ferraiuolo. In questi otto anni si sono forgiati rapporti di amicizia inscindibili. Parlando di basket invece ho imparato moltissimo di fianco a grandi allenatori, ai quali ho sempre rubato qualcosa”.

Chi è stato l’allenatore più decisivo per te?
“Te ne dico due. Nei primi anni, dico Recalcati. Da lui ho appreso molto sul rapporto con i giocatori e sul rispetto all’interno dello staff. Avevo 19-20 anni e qualsiasi cosa dicessi veniva valorizzata e valutata da lui come se fossi già uno ‘grande’. Poi Vitucci perché è stato l’anno migliore per i risultati e perché abbiamo dovuto gestire più partite ravvicinate. Ho imparato come funziona un gruppo vincente e a non far calare la tensione, ma continuare ad allenarsi senza montarsi la testa”.

Sei ancora in contatto con qualche giocatore?
“Uno dei primi con i quali ho avuto un bel rapporto è stato Ranniko, che oltre ad essere un grande giocatore è anche una persona super. Conosce molti giocatori, e quando io vedo qualche cestista che mi piace gli chiedo un parere. Sento spesso anche Stipcevic, magari per un messaggino di complimenti quando gioca bene…”.

A volte ti vediamo al PalaWhirlpool. Che ne pensi di Varese?
“Nell’ultimo periodo la squadra viaggia bene, ho visto gara-1 con Anversa e Varese mi è piaciuta molto. La squadra sta crescendo e le Final Four sono un ottimo risultato. Nonostante l’inizio sfortunato stanno facendo bene, poi quando l’allenatore ha tutti a disposizione può lavorare meglio. È bello andare a Chalon e giocarsela così”.

Che consigli daresti ad un giovane che vuole fare l’allenatore?
“La base è che ci deve essere passione per aggiornarsi e studiare, per conoscere i giocatori, la tecnica e la tattica. Al giorno d’oggi abbiamo accesso a infinite possibilità su internet, fra video e statistiche. Io ho avuto la fortuna di nascere a Varese dove il basket è una religione, stare a fianco di mostri sacri è stato un vantaggio”.

Tornerai a Varese?
“Non lo so, magari un giorno. Io farò la mia strada, se si incrocerà di nuovo con quella di Varese sarà bello. Penso a Trapani, poi chissà. Vedremo fra qualche anno…”.

Luca Mastrorilli