A domanda specifica (e cioè, cosa già funziona e cosa ancora no dopo 10 giorni di ritiro), sabato a Biella Roberto Bonazzi ha fatto catenaccio: “Non ho elementi sufficienti per rispondere”. In realtà, tra una considerazione e l’altra, qualcosa è poi venuto a galla. Disponibilità al lavoro e buona fluidità offensiva per quello che funziona. Giro palla e mentalità invece le aree critiche. Aspetti tecnici e caratteriali su cui agire in parallelo. Contando su un testimonial d’eccezione. Marito Santana (e chi sennò?), leader by example di una Pro Patria che vuole mettersi alle spalle l’ultima tragica stagione.

Insomma, il quadro complessivo è comunque quello di un “cantiere aperto” (copyright del tecnico del Borgosesia Dionisi) con un’identità già chiara in filigrana e parecchio lavoro ancora da fare. Ma la direzione è quella giusta. Almeno così è sembrato. Anche in funzione di un mercato dove andranno fatte scelte significative in difesa (soprattutto) e a centrocampo. Quanto all’attacco, invece, la docenza di Santana, la verve di Mauri e Filomeno, la vena realizzativa di Bortoluz e Cappai e l’esotismo di Yuri Mora, sono apparse buone basi su cui ricostruire.

Ma se sul campo si intravedono risultati incoraggianti, fuori dal terreno di gioco qualcosa va ancora registrato. La vicenda della domanda di ripescaggio incompleta di fondo perduto e fideiussione, ha infatti chiarito quanto immaginavamo da tempo sulle autentiche intenzioni societarie. In estrema sintesi: Lega Pro sì, ma non a tutti i costi. E solo a certe condizioni. Purtroppo però, non quelle previste dai vertici federali. Una distanza marcata tra desiderio e realtà che (forse) avrebbe meritato un diverso approccio al capitolo ricorsi. Contemplando anche la possibilità di una rinuncia. Perché se è legittimo (anzi doveroso) compiere il passo secondo la gamba, provarci sperando nell’all in, comportava il rischio di un risultato amaro quale quello cui abbiamo assistito mercoledì al Collegio di Garanzia dello Sport.

I tifosi biancoblu (e al “Lamarmora-Pozzo” ne abbiamo avuto un’ulteriore prova) non hanno subordinato la passione alla categoria. E hanno affidato a Patrizia Testa credito e fiducia illimitati. Un patrimonio da capitalizzare senza la paura di dover ripartire (dopo 21 anni) dai dilettanti. In fondo, per quanto dura da digerire, la Serie D è stata purtroppo (stra)meritata sul campo. Meglio farsene una ragione. E’ giusto così.

Giovanni Castiglioni