Tra le foto appese alle pareti della sala stampa dello “Speroni”, una ha chiaramente un valore iconico. Una manciata di giocatori biancoblu si stringe a gruppo celebrando un gol segnato. Lo scatto è datato 4 maggio 2003. Vittoria 1-0 a Masnago sul Varese di Roselli con rete di Ciccio Ruopolo. E, tra i giocatori che vanno ad abbracciare il marcatore, spicca un poco più che ventenne che di lì ad una settimana avrebbe disputato la sua ultima partita con la maglia della Pro Patria. Prima di spiccare il volo verso una carriera di spessore assoluto. Ora, dopo oltre 13 anni, quel ragazzo (oggi quasi 34enne) può finalmente tornare a vestire quella maglia. Un cerchio del destino che Riccardo Colombo (perché, va da sé, di lui stiamo parlando), chiude presentandosi alla vigilia del match con la Pergolettese: “Mi fa piacere tornare. Qui mi sento a casa”.

Accanto al tigrotto ritrovato il DS Turotti che illustra retroscena e perimetro dell’operazione: “Mi spiace non ci sia la Presidentessa Patrizia Testa. Ha dimostrato subito grande disponibilità. Se Riccardo è qui è soprattutto merito suo. Tredici anni fa quando lo portai da Busto all’AlbinoLeffe, la Pro Patria fece dei bei soldi. Ora ci può anche stare un sacrificio…”. In realtà, il colpo di mercato rappresenta anche un segnale chiarissimo della consistenza del progetto. Ancora Turotti: “Riccardo è cresciuto qui. Per noi è fondamentale il senso di appartenenza e la continuità. E voglio sottolineare anche il grande lavoro fatto da Salvatore Asmini”. Il DG biancoblu rispedisce al mittente: “E’ l’arrivo di Turotti ad essere fondamentale. E poi siamo sempre stati compatti anche nei momenti più difficili.

Ma torniamo al Colombo’s Day, un amarcord con lo sguardo rivolto al futuro: “All’inizio ero un po’ scettico. Questa è una categoria che non conosco. Avevo chiesto a Turotti un favore per tenermi in condizione. Poi, da lì qualche battuta ed è nato il progetto di tornare alla Pro Patria”. Una decisione che (forse) affonda le radici anche nella (in)consapevole volontà di tornare dove si aveva cominciato: “A convincermi sono stati tanti piccoli particolari che dimostrano il professionismo nonostante la categoria. L’allenamento doppio, le sedute video. Tutte cose di livello superiore. Sono stati fatti tanti sacrifici e sono davvero convinto che qui si possano fare le cose per bene”. Bonazzi l’ha definito un jolly. Etichetta che calza a pennello al tuttocampista fagnanese: “Negli ultimi anni ho fatto soprattutto il terzino destro a 4, o l’esterno a 5. Sono a disposizione”. Bissare la promozione del 2002? “Inutile nasconderlo, l’obiettivo è quello anche se il progetto è a 2 anni. Il mio compito è anche quello di dare consigli ai più giovani come ai tempi con me fecero Manicone, Zaffaroni e gli altri. Questa è una piazza esigente. Ma vedo anche l’entusiasmo giusto”. Sulle pareti della sala stampa lo spazio per altre foto non manca certo.                       

Giovanni Castiglioni