La verità sul 2-2 di Alzano, l’ha detta a caldo Giovanni Zaro nel post partita: “Volevamo giocare la palla da dietro ma ci attaccavano alti e siamo andati in difficoltà. In futuro dovremo essere bravi a preparare delle alternative”. Semplice, chiaro, al limite del lapalissiano. La Virtus Bergamo toglie i rifornimenti a Disabato, la Pro Patria è costretta a fare gioco con i centrali, ritmo e manovra ne risentono e la (mezza) bambola del primo tempo è servita. Sintesi parziale e riduttiva? Certo. Ma quale sintesi non lo è?

Ovviamente chi fosse in vena di viperate, leggerebbe nell’istanza del Giuanìn per una squadra meno monolitica, una critica all’allenatore. Nulla di tutto questo. Intanto perché la riflessione era chiaramente costruttiva. E poi perché lo stesso tecnico biancoblu aveva dichiarato alla vigilia: “Il mio lavoro finisce qui. Ora tocca ai ragazzi”. E nell’afosissimo pomeriggio in val Seriana è mancata a parte della squadra (almeno nei primi 45’) la personalità per ribaltare sul campo la china tattica negativa. Mentalità, mentalità, mentalità. Il mantra di Bonazzi. Ieri, oggi e domani.

Ma il punto strappato al “Carillo Pesenti Pigna” porta con sé altre due chiavi di lettura. Una contingente, l’altra di prospettiva. Partiamo dalla seconda. Quando Turotti afferma che il mercato non è chiuso, nasconde in un’ovvietà un concetto molto più sottile. Dopo un altro 2-2 (quello di due settimane fa a Caravaggio), ci chiedevamo provocatoriamente se gli acquisti di Ferraro, Barzaghi (e poi di Scuderi, Gherardi e Casiraghi) potessero fare della Pro Patria una contendente alla promozione. L’interrogativo (giocoforza) non può ancora avere risposta, ma la sensazione (al netto dell’attesa per il tesseramento di Andreasson e Santic), è che il beneficio del dubbio sia patrimonio anche della società. Che, sia chiaro, non significa che è tutto in discussione. Figuriamoci. Ma che qualche correttivo (forse) potrebbe ancora rendersi necessario.

L’aspetto contingente riguarda invece la difesa. L’idea iniziale era probabilmente Angioletti-Garbini. Poi, le prestazioni alterne del primo hanno portato alla versione 4.0 di Zaro e all’approdo di Ferraro. Quest’ultimo, però, al momento non è al meglio e la sua esperienza viene utilizzata per necessità anche in fascia. In più, Scuderi non è ancora al top e Barzaghi è momentaneamente ai box. Se al pacchetto aggiungiamo anche il comprensibile noviziato di Gionta che ieri ha messo in fila qualche incertezza di troppo, l’idea di un reparto difensivo in divenire è più di una semplice ipotesi. A regime (ne siamo certi), vedremo una squadra in grado di garantire anche dei clean sheet. Ad oggi, però, l’unica plausibile speranza è quella di segnare un gol in più di quelli incassati. Quando non si riesce, il 2-2 è un saldo quasi inevitabile.

Giovanni Castiglioni