I fallimenti cancellano sempre un pezzo di storia; al calcio biancorosso è successo più volte e quest’anno il passato si è purtroppo ripetuto. Il Varese 1910 è fallito dopo undici anni di esistenza; il debito è milionario e i beni della società sono stati messi all’asta per racimolare una cifra con cui saldare qualche creditore. Da oggi sino all’11 febbraio sarà possibile acquistare gli oggetti appartenuti al club che non esiste più: l’asta è telematica e pubblica sul sito www.astexpo.it, dove vi sono compresi sia complementi d’arredo che i trofei biancorossi aggiudicabili singolarmente. Tra questi ultimi ci sono il “Memorial Leonardo Riva” e la coppa Stella_oro_Merito_Sportivo_CONI“Borgomanero”, ma nella sua storia ultracentenaria, il Varese ha vinto molto di più e i titoli più importanti, purtroppo, non sono più stati in bacheca. Ad esempio, nella stagione ’81-’82, il Varese di Eugenio Fascetti, che sfiorò la promozione in Serie A, ottenne la Stella d’Oro al merito sportivo rilasciata dal Coni, un riconoscimento sparito dopo il primo fallimento del 1988.

Negli anni Novanta il Varese guidato da Mario Belluzzo vinse due edizioni della Coppa Italia, quella di Serie D nel ’94 (in foto con nella rosa primo seduto un giovanissimo Gheller) e poi quella di Serie C nella stagione successiva. Fisicamente sono sparite col fallimento del 2004 targato Turri. I trofei CoppaItaliaCdovrebbero essere in possesso di Claudio, figlio dell’ex patron Mario, e, non molto tempo fa, c’era anche stato un contatto tra la famiglia Turri e il vecchio Varese 1910 per una possibile riconsegna.

L’attuale presidente del nuovo Varese, Gabriele Ciavarrella, si è esposto con il curatore fallimentare, Bruno Fisco, facendogli sapere che la società è intenzionata a riappropiarsi dei trofei; perché allora non impegnarsi anche nel riportare a casa quelli di maggior valore? Il sognato museo dello sport, che il club punta a realizzare, avrebbe un valore decisamente più alto.

Elisa Cascioli