Quello di Stefano Ferré è sempre stato un cuore diviso a metà: 50 per cento nerazzurro e 50 per cento lilla. Nato nell’agosto del 1989, era un pupo in fasce e già tifava Inter; nel frattempo, crescendo a pane e calcio, ha coltivato anche l’amore per la squadra della sua città, il Legnano. Ha portato avanti il suo grande sogno, quello di lavorare nel mondo del calcio, e lo ha realizzato approdando al Varese. Dunque, quello per i colori biancorossi, si può definire un amore più maturo. Ferré ha lavorato in società per tre stagioni fino al fallimento del luglio scorso. Domenica ci sarà il derby tra Varese e Legnano, una sfida più che sentita da parte sua: “Pagherei per esserci, ma purtroppo per impegni di lavoro sarò a Napoli e dovrò perdermi la partita. In fondo credo sia meglio così, perché è una sfida troppo sentita per me. Il Legnano lo seguo da quando ero piccolo, negli anni della C2 e della C1 andavo sempre allo stadio e ho ricordi bellissimi. Il Varese, vissuto da professionista, mi ha dato emozioni incredibili entrandomi nell’anima; l’ambiente mi manca tantissimo. Non saprei davvero per chi tifare perché non vorrei vedere scontento nessuno. Che ne dite di un pareggio?”.

Sulle due piazze a confronto dice: “Il Varese viene da un anno terribile. Vivere retrocessione e fallimento è stato un brutto colpo per tutti; i tifosi avevano voglia di buttarsi alle spalle le delusioni e la squadra è ripartita da zero con un entusiasmo tutto nuovo. A Legnano è molto diverso, la piazza, soprattutto in passato, ha dato tantissimo alla squadra, ma viene da dieci anni di delusioni, umane oltre che sportive, e si sente tradita. E’ stata tradita più volte per questo ha perso fiducia e si è un po’ spenta. Mi piacerebbe vederle entrambe in Serie D il prossimo anno perché se lo meritano. Tra Varese e Legnano c’è la giusta rivalità; i derby molto più sentiti sono quelli tra Varese-Como e Legnano-Pro Patria“.

Vita privata. Adesso di cosa si occupa Ferré? “Con un mio amico di Legnano ho aperto una società, organizziamo corsi di lingue e vacanze studio. Mi capita spesso di andare all’estero e sono felice perché ho investito in qualcosa di mio. Ovviamente il sogno resta sempre quello di far parte del mondo del calcio. Il mio essere tifoso può essere un limite perché non lavorerei mai per Milan, Juve o Pro Patria per una questione di amore verso i miei colori. Do tutto me stesso solo se sono coinvolto a livello di passione. Nel frattempo continuo ad allenare una squadra di ragazzini a Rescaldina. Mi diverto tantissimo e più che la tecnica cerco di trasmettere lo spirito di gruppo”.

Elisa Cascioli