Il nome Cassano potrebbe derivare da Cassius, come era chiamato ai tempi dell’antica Roma il proprietario del terreno sul quale sorge oggi il Comune della provincia di Varese. Il termine Magnago invece potrebbe avere radici longobarde e secondo alcuni storici la loro fusione in Cassano Magnago sarebbe avvenuta nel Basso Medioevo. Il suo sviluppo è storicamente legato a quello di Gallarate, anzi addirittura si è pensato di aggregarli ma nel 1929 furono gli stessi cassanesi ad opporsi in maniera forte. A caratterizzare la città c’è un’imponente torre dedicata a San Maurizio, riconosciuta come monumento nazionale, sorge ai margini del torrente Rile, costruita dai celti e utilizzata dai romani dopo la conquista del territorio.

Union Villa CassanoLa passione per il calcio in una zona divisa fra Gallaratese e Pro Patria porta alla nascita di una società cittadina con identità propria. L’A.S.D. Unione Villa Cassano è fondata nel 1995, ha casa nel Centro Sportivo Comunale di Cassano Magnago e diventa da subito un punto di riferimento per tanti ragazzi. Soprattutto grazie alla scuola calcio Mavillo Gheller, che vivrà questo “derby personale” in maniera davvero particolare. Bianco, rosso e blu sono colori che richiamano il Novara calcio (con il quale c’è collaborazione) e Varese. Il settore giovanile è il serbatoio naturale dal quale attinge a mani basse la prima squadra.

IFC_Cassano_CassoeulaVisto il periodo e considerata la zona, seguire il Varese a Cassano Magnago potrebbe rappresentare l’occasione buon per provare la “cassoeula”, piatto tipico non solo della nostra provincia, ma di molte altre zone della provincia. Il cucchiaio (casseou) e la pentola (casseruola) danno il nome a questo secondo invernale. Anche se un’altra teoria racconta che la cassoeula veniva preparata dagli operai una volta raggiunto il tetto dell’edificio costruito. Utilizzavano la “cazzuola” (attrezzo che serve a impastare il cemento) per mescolare gli ingredienti durante la cottura: verze e parti “avanzate” del maiale come la testa, la cotenna e i piedini.

Simona Romaniello