
L’estate si sa è tempo di partenze ed arrivi, di bilanci e progetti, di ricordi da collezionare e momenti tutti da vivere, ma anche di benvenuti ed addii, che nel calcio, talvolta, lasciano qualche strascico. Se calciatori vanno e vengono, non senza rimpianti o compiendo scelte difficili (come il caso di Cristian Caon che proprio qualche giorno fa ha salutato Morazzone), quando poi è un mister a lasciare una panchina, si può dire tutto o niente, ma se quello stesso mister si è da sempre proclamato tifoso ancor prima che allenatore, ecco che l’accento cade, necessariamente, su un caso più unico che raro.
Fabrizio Baratelli besnatese doc, ha sempre avuto un sogno da quando ha intrapreso la carriera di tecnico: allenare la squadra del suo paese, quella stessa squadra che ha sostenuto a lungo in curva, accanto a quei tifosi/amici/compagni di mille battaglie. Il sogno divenne realtà nell’estate del 2014 quando la famiglia Pozzi lo contattò e gli disse: “Facci volare in Promozione”. Fu quasi difficile dire sì perché difficile era crederci, eppure ogni “pizzicotto” faceva “male”, il sogno prese forma. E alla prima stagione sulla panchina biancoblù arrivò, dopo 40 anni, il titolo ed il passaggio diretto in Promozione: la realtà divenne ancora più bella del sogno, la festa senza eguali. Stagione 2015/16, obiettivo salvezza e salvezza è stata, dopo un campionato altalenante che però nei momenti decisivi ha trovato la pronta risposta di Baratelli e dei suoi uomini. A bocce ferme, poi, la decisione di concludere questo rapporto che nonostante tutto non spezzerà certo un legame indissolubile. “Ho realizzato un doppio sogno, allenare la Besnatese e portarla in Promozione al primo tentativo – ha dichiarato Fabrizio – non posso non essere grato a chi mi ha dato questa possibilità, e non posso non esserlo per sempre”. Poi ha proseguito:
“Sono stati due anni intensi, dalle mille emozioni come la semifinale di Coppa Lombardia, tanto per dirne uno, ma tornare qui è stato come tornare a casa, vincere qui qualcosa d’indescrivibile”. “Credo che un mister debba allenare la stessa squadra per 2/3 anni – ha continuato il tecnico – poi a mio avviso alcuni presupposti vengono a mancare, ecco perché ho accettato questa decisione serenamente, perché la trovo sensata, quello che però mi preme dire è grazie, che sarà banale, ripetitivo, ma anche profondamente sincero, vado via da Besnate a testa alta e con la consapevolezza di essere un uomo, ancor prima che un mister, fortunato, perché realizzare dei sogni non a tutti riesce, mentre io ci sono riuscito”. Infine conclude: “Per chiudere voglio promettere a tutti i miei amici biancoblù che un giorno tornerò in curva con loro, perché io questi colori li amo, perché il biscione ce l’ho stampato sul petto; è stato tutto come un bellissimo film, con un regista e degli attori fantastici, una scenografia magica, ma ora che i protagonisti cambiano, lo spettacolo deve continuare, perché nel calcio è così, gli allenatori, i calciatori, vanno e vengono, la società resta ed io auguro alla Besnatese tutto il meglio possibile”.
Una nuova avventura, ora, attende mister Baratelli, un’avventura chiamata Ispra Angera: “Sono l’uomo delle sfide, e quando la famiglia Binda mi ha contattato mostrandomi un progetto valido e chiedendomi il pronto ritorno in Prima Categoria, non ho esitato molto nonostante dovessi scendere di due categorie, ed ho colto l’occasione; arrivano da un’annata sfortunata, l’organico c’era e per l’80% verrà confermato, sono convinto potremo far bene e chissà che non riesca nell’ennesimo promozione”.
Una nuova sfida, dunque, per Fabrizio Baratelli che come ogni domenica proverà con tutte le sue forze a condurre alla vittoria altri 11 “attori protagonisti”, e se al triplice fischio ci sarà da festeggiare o meno è tutto da vedere, quello che non mancherà di certo sarà un messaggino alla curva, per sapere se il “suo biscione” sarà riuscito a far vibrare, nuovamente, un intero paese, ma anche il suo cuore per sempre biancozzurro.
Mariella Lamonica