Da un po’ di tempo, per i più social, gira un hashtag apparentemente scontato, ma semplice e diretto: #ilcalcioèdichiloama, recita. L’amore stesso implica o dovrebbe implicare, benessere, serenità, piacevolezza, sincerità, amore appunto, ma alla luce di tanti, troppi episodi che succedono sui campi di calcio e dintorni, la domanda sorge spontanea: questo che amore è? Puro, limpido e disteso forse? O forse sta sfociando in un amore malato?
Questa mattina è arrivata l’ennesima denuncia di un ragazzo che gioca a calcio e che si è ritrovato coinvolto in una spiacevole faccenda avvenuta su un terreno di gioco solo qualche giorno fa. Non coinvolto fisicamente, intendiamoci, coinvolto con gli occhi e con il cuore, dove il dolore fa ancora più male.

Inevitabile, sacrosanta e ammirevole, la replica di un allenatore che decide di metterci la faccia perché “sono prima un educatore, e non posso tollerare che passi una realtà distorta dei fatti, non posso accettare di passare per quello che non sono, quando sto spendendo una vita per trasmettere i valori che contano in ambito sportivo”. Alberto Criaco, insegnante, nonché juniores tradate_2allenatore della squadra juniores della società Tradate, non ha esitato nel rispondere a quel ragazzo che ha denunciato l’accaduto tra i tradatesi e la Polisportiva S. Luigi Albizzate, sabato scorso in una gara valida per il campionato juniores provinciale, quando al termine della stessa il massaggiatore della squadra di casa pare aver colpito con un gesto violento il direttore di gara. “E’ sconcertante tutto ciò, perché io e la mia società ne usciamo con un’immagine lesa, e alla luce di quanto successo lo trovo ingiusto” afferma il tecnico. Ma perché? Ecco la sua versione dei fatti:Al termine di una gara senza attriti, se non le classiche situazioni da campo, ci siamo tutti spostati negli spogliatoi ed è avvenuto un diverbio tra l’arbitro ed il massaggiatore della mia squadra, che pare averlo colpito con un gesto violento. Io, dopo aver parlato a lungo con il direttore sportivo dell’Albizzate in maniera amichevole, stavo rientrando a casa quando mi chiamano dal campo dicendomi che c’erano i carabinieri intervenuti per sedare gli animi. Giunto nuovamente all’impianto ho subito un colloquio con l’arbitro che mi conferma quanto successo e gli porgo immediatamente le mie scuse a nome di tutta la società, una società sana che non è certo rimasta indifferente all’accaduto”. Poi prosegue: “La mattina dopo io, il mio Presidente ed i dirigenti non abbiamo esitato di fronte a nulla, ed abbiamo immediatamente allontanato il nostro collaboratore, perché certe reazioni non sono ammissibili per nessun motivo al mondo, ed ancor prima di attendere la sentenza del giudice sportivo (che uscirà domani ndr), abbiamo provveduto a prendere le nostre decisioni. E poi mi ritrovo a dover leggere su uno dei siti più famosi della provincia queste parole che mi feriscono sotto tutti i punti di vista…”. “Ci sono tante cose che non tornano – ha proseguito il mister – innanzitutto questo ragazzo come può raccontare di una scena che non ha visto? Eravamo tutti fuori dal campo, solo i diretti interessati erano lì, e non posso permettere che vengano lanciate illazioni senza sapere, perché sono accuse pesanti”. Ma c’erano forse dei precedenti tra le due società? Criaco racconta ancora: “All’andata fu un match sentito, con delle situazioni spiacevoli che abbiamo vissuto in casa loro, delle scaramucce che non ci erano piaciute ma che per noi sono finite lì, tant’è che sabato scorso il clima era disteso, l’arbitro è stato perfetto, i ragazzi si sono salutati con cordialità; sottolineo il gesto del loro capitano venutomi ad abbracciare quando è stato sostituito scusandosi per qualche parola di troppo volata proprio nell’incontro dell’andata, è stato esemplare, non mi spiego da dove possa essere saltato fuori tutto questo”. Ma non basta ed aggiunge: “Il risentimento tra il mio dirigente ed il loro ha fatto si che non si salutassero, ma questo non può farci passare per violenti, o minacciosi, assolutamente; domani ci sarà una sentenza che mi auguro il più pesante possibile perché il nostro ormai ex massaggiatore ha sbagliato e deve pagare, ma ingigantire tutta questa situazione coinvolgendo me, la società, i miei ragazzi mi sconvolge, non lo accetto semplicemente perché non è giusto”.
Il tecnico del Tradate annuncia, inoltre, di avere delle supposizioni su chi abbia scritto la lettera, ma non si sbilancia e chiede solo “giustizia” per chi ha subito lo sgarbo (l’arbitro) e per se stesso: “Domani mattina andrò a scuola e dovrò poter guardare negli occhi i miei alunni, ma alla luce di tutto ciò come faccio? In 6 anni di carriera non sono mai stato espulso, ho sempre privilegiato la sanità dello sport, i suoi aspetti positivi, ho sempre cercato di insegnare la purezza e la gioia di questa disciplina, e non posso tollerare di passare come un violento: andrò fino in fondo a questa vicenda, sono pronto a battermi, a difendermi per la mia dignità di uomo, insegnante, educatore ed allenatore”.

L’amore genera amore, ma di un amore così non sappiamo che farcene: si passa dalle urla di un giovane calciatore in erba, ad un uomo affranto che deve difendersi quando cerca di fare quello che più ama con il massimo della coscienza. Non è questione di schierarsi, o credere all’uno all’altro: il punto è che noi giornalisti amiamo il nostro lavoro, quello di persone con una passione infinita che si divertono a commentare partite e gol, a redigere interviste e quant’altro, ma l’intento unico è di emozionare raccontando il Calcio Vero, e noi, come tutti voi che vivete di questo sport, di fronte all’ennesima brutta vicenda calcistica, non possiamo che provare sgomento. Ora la giustizia deve fare il suo corso, ma di fronte a tutto ciò il nostro grido, dev’essere ancora più forte, ancora più unanime: basta!

 

Mariella Lamonica