Per i biancorossi quella di domenica al Centro sportivo “Attilio Bravi” sarà una prima assoluta: nella sua storia ultracentenaria, infatti, il Varese non ha mai incontrato i giallorossi del Bra che, pur avendo più o meno la stessa età della nostra squadra, non ha quasi mai frequentato i piani medio-alti del calcio nazionale, vale a dire i primi tre livelli,  un ambiente familiare invece per i biancorossi, a parte le periodiche, momentanee discese nei tornei dei dilettanti.

Nessun incrocio, dunque, ma neppure nessun ex in campo nella sfida che i ragazzi di Ernestino Ramella vogliono vincere per mantenere la testa della classifica, perduta e riconquistata nel giro di otto giorni. Per la verità, un ex in campo ci sarebbe potuto essere ma Carlo Emanuele Ferrario, di origine lariana nonostante il nome sabaudo, ha lasciato la società della Provincia Granda, come è chiamata, per le sue dimensioni, la provincia di Cuneo, per approdare al più ambizioso Monza. D’altronde, come avrebbe potuto la società braidese trattenere, impedendone l’avvicinamento a casa, un attaccante che, dopo una carriera altalenante, nella scorsa stagione, all’età di trent’anni, è rinato mettendo a segno con la maglia giallorossa ben 32 reti, un bottino che gli ha fatto vincere l’informale classifica dei marcatori di tutti e nove i gironi della serie D. Nel Varese, Ferrario, cresciuto nelle giovanili del Milan, era arrivato dal Lecco e in biancorosso giocò nella stagione di serie C2 2006/07. Davis Mangia, all’ultima esperienza alla guida del Varese, valorizzò l’allora ventenne attaccante lariano inserendolo spesso a partita in corso e in qualche occasione facendolo partire titolare, come in un blitz del Varese allo stadio “Mari”, quando Ferrario segnò la rete del successo del Varese sul Legnano.

A Bra i primi calci al pallone li tirò un gruppo di amici in piazza d’armi nel 1911. Solo tre anni dopo però il calcio braidese si dotò di una struttura societaria che, anche a causa della pausa bellica, riuscì a rinascere solo del 1924 come polisportiva. Da allora, tra mutamenti di nome e momentanee fusioni, dovute anche a difficoltà societarie e finanziarie, il club cuneese ha disputato prevalentemente i campionati regionali con alcune eccezioni: all’inizio degli Anni Trenta, la squadra di Bra riuscì ad approdare in Prima Divisione (terzo livello) ma la mancanza di risorse la costrinse a un’autoretrocessione già nella stagione successiva; dopo una nuova breve avventura in serie C alla fine degli Anni Quaranta, il calcio braidese dovette attendere il nuovo millennio per centrale per la prima volta nella sua storia l’obbiettivo del calcio professionistico, ma l’avventura nella Seconda divisione della Lega Pro è durata una sola stagione, dopo la quale il Bra è rimasto in serie D.

A Bra il primo campo sportivo degno di tale nome fu costruito nel 1926, con il contributo fondamentale dell’allora presidente del Torino, conte Enrico Marone,  all’ombra del Santuario braidese della “Madonna dei fiori” da cui prese il nome.  Dal gennaio del 2014 lo stadio è dedicato al campione braidese di atletica leggera Attilio Bravi. La capienza è di  830 spettatori.

f.b.