La Pallacanestro Varese ha lanciato in data odierna la quindicesima edizione del progetto Basket: una scuola di vita. L’ultima edizione di questa iniziativa, patrocinata da Fip, Coni, Comune e Provincia di Varese, ha coinvolto oltre 2000 ragazzi delle scuole di Varese e provincia. Teva, uno dei top sponsor della Pallacanestro Varese, collabora con il progetto. Lo slogan di quest’anno, che verrà approfondito negli incontri con gli alunni delle scuole, è Basket: sport come palestra per la ricerca della felicità, della passione e della autorealizzazione. Nell’edizione 2017 saranno presenti anche i giocatori della Handicap Sport Varese.

Basket una scuola di vita - CartelloneFabrizio Fiorini, amministratore delegato della Pallacanestro Varese, è stato il primo a prendere la parola durante la conferenza stampa di presentazione: “Questo progetto spesso viene poco considerato perché c’è l’abitudine a pensare che solo la prima squadra sia importante, ma in realtà in una società sportiva c’è molto altro. Potendo osservare l’attività quotidiana dall’interno mi sono reso conto di come siano le persone degli uffici a portare avanti la società: gli allenatori e i giocatori passano, ma lo zoccolo duro della Pallacanestro Varese resta ed è rappresentato da queste figure. C’è grande senso di appartenenza”.

Raffaella Dematté (amministrazione, logistica e biglietteria di Pallacanestro Varese) ha poi presentato nel dettaglio la quindicesima edizione del progetto: “Per me è un grande onore e un privilegio. Questi progetti non sono affatto scontati, quando si fanno per quindici anni vuol dire che alla base c’è dedizione e che si è stati in grado di modellare e ripensare i termini dell’iniziativa. Siamo partiti con l’intervista al giocatore e abbiamo poi nel tempo aggiunto temi che avessero uno scopo educativo. Teva ci supporta da anni: abbiamo trovato in loro persone che hanno condiviso con noi la mission di portare ai ragazzi delle scuole valori che li aiutino nel loro percorso”.

“Il tema – ha proseguito Demattéè sport come allenamento alla felicità: dobbiamo puntare su potenzialità e talento dei ragazzi creando motivazioni che portino a progetti di crescita formativi ed importanti. Gli incontri con gli atleti professionisti devono essere educativi e formativi. Non solo per quanto riguarda i temi affrontati, ma anche per altri aspetti: ad esempio nelle scuole superiori le testimonianze in lingua inglese possono essere un valore aggiunto. Da parte mia, quando vado nelle scuole ribadisco sempre di essere parte di Pallacanestro Varese: il senso di appartenenza è fondamentale per lavorare qui”.

Sul progetto Basket: una scuola di vita è intervenuto anche Max Ferraiuolo, responsabile del settore giovanile biancorosso: “I principi di questa iniziativa sono contenuti anche nel progetto Crescere Varese che abbiamo lanciato con il settore giovanile: i ragazzi devono crescere sì dal punto sportivo, ma non possono mancare nel percorso anche aspetti legati alla vita di tutti i giorni e all’etica del lavoro. In questo serve anche la collaborazione delle famiglie, che devono essere capaci di andare oltre alle questioni legate al tempo di gioco o al tipo di impiego. Giocare a pallacanestro dev’essere un’opportunità di coronare un sogno, ma anche un mezzo per imparare ad affrontare la vita, custodendo nel cuore quello che la Pallacanestro Varese ha offerto”.

Il progetto Basket: una scuola di vita, per quanto riguarda l’edizione 2017, partirà a gennaio e sarà articolato in quattro punti. Non prevede infatti unicamente gli incontri nelle scuole. La Pallacanestro Varese metterà a disposizione delle scuole che ne faranno richiesta biglietti omaggio (massimo 100 a partita) per una gara casalinga della Openjobmetis: le scolaresche invitate saranno invitate a realizzare uno striscione e alla conclusione del progetto la migliore creazione riceverà un premio. Inoltre, sarà anche indetto un concorso sul tema proposto: gli studenti interessati potranno realizzare ed inviare un’opera creativa (artistica e/o scritta) indipendentemente dalla partecipazione o meno della propria classe al progetto.

Filippo Antonelli