Un leone sotto il Bondone. Zoologicamente impossibile. Calcisticamente improbabile. Almeno fino a poco meno di una anno fa quando il Dro (prossimo avversario in campionato della Pro Patria), decide di affidare le chiavi dell’attacco ad un (ex) Leone Indomabile (appellativo che da sempre identifica i giocatori della nazionale di calcio del Camerun).
Il big cat in questione è Laurent Amassoka, professione centravanti con discreta consuetudine al gol e doppia cifra scavallata di maglie vestite in carriera. Da Yaoundé all’entroterra gardesano passando per tre continenti e diversi (beffardi) appuntamenti con il destino. Una storia ricca di sliding doors trovate aperte (o chiuse) quando, al contrario, sarebbe stato meglio incrociarle chiuse (o aperte).

A partire dal 1998 quando, non ancora 18enne, lascia l’Africa per inseguire in Messico nel San Luis Potosi il sogno di un contratto professionistico. Risultato? Esperienza non memorabile e (soprattutto) rappresentativa camerunense under 20 sfumata. Una selezione farcita di talento con campioni (poi celebrati) come Eto’o, Womè, Kameni in cui Amassoka era cresciuto e che due anni dopo si sarebbe anche regalata la medaglia d’oro ai Giochi di Sidney. Come avere in tasca il biglietto vincente della lotteria e gettarlo dove potete immaginare. Una delusione metabolizzata nel tempo che non è però la più grande della sua parabola sportiva. (Ri)varcato l’oceano, Laurent sbarca in Belgio dove oltre a giocare nel Lokeren, conosce l’uomo (si fa per dire) della sua vita. Un disinvolto procuratore che nel 2001 lo porta in Italia con il miraggio della Serie A nel Chievo di Gigi Delneri. Salvo poi parcheggiarlo per tre anni nel Montichiari in Lega Pro.

Un esilio forzato che gli costa (almeno a certi livelli), la carriera. Con lo status di extracomunitario che gli impedisce il trasferimento alla Salernitana in Serie B. Da lì in avanti lunga teoria di squadre dilettantistiche: Pisoniano, Pomezia, Zagarolo, Anziolavinio, Trissino Valdagno, Sorianese, Grumellese e (dal dicembre 2015) Dro.
Reti a grappoli (in Eccellenza e Serie D, 166 in 284 partite) dando sempre la netta sensazione di essere fuori categoria. Perché certi vizi (quello del gol in particolare), non si perdono certo a 36 anni suonati. Abitudine confermata anche in gialloverde dove è già a quota 15 in 29 gare. Undici l’anno passato e quattro in questa stagione. Comprese le reti decisive negli 1-0 casalinghi con Levico Terme, Scanzorosciate e Virtus Bergamo. Ferino e puntuale. Come un leone. Anche sotto il Bondone.

Giovanni Castiglioni