Portare 13.000 tifosi a San Siro? Fatto. Eliminare (nell’ordine) AltoVicentino, Pro Vercelli, Juve Stabia, Palermo, Genoa e Spezia per raggiungere la semifinale di Coppa Italia? Fatto. Fermare la corsa solo davanti al Milan e ad un passo dalla finale di Roma? Fatto. Tornare in Serie B dopo 41 anni? Ehm… qui siamo un po’ più in alto mare perché nella stagione dell’Alessandria l’obiettivo vero è ancora tutto da raggiungere. Ironia di un destino che, grazie alla sensazionale avventura in Coppa, ha spedito i grigi sulle prime pagine di tutti i giornali scomodando sociologia spiccia e retorica del calcio d’antan. Ma facendo forse dimenticare che la mission aziendale quest’anno era un’altra. E cioè tornare nella serie cadetta, una categoria in grado di assecondare le ambizioni della piazza e premiare i robusti investimenti del club di Spalto Rovereto. Dove, per la seconda stagione consecutiva, è stata allestita la squadra più onerosa del girone.

Alessandria San SiroIl sogno cullato in Coppa ha però fatalmente distratto dalle contingenze del campionato proprio quando veniva lanciata la volata finale. In testa alla classifica dalla 15^ alla 17^ giornata, la formazione di Angelo Gregucci (nel solo 2016) ha perso un punto sulla Reggiana, 3 su Cremonese e FeralpiSalò, 4 su Renate e Pavia, 7 sul Padova, 9 sul Bassano, 13 sul Pordenone e addirittura 15 sull’attuale capolista Cittadella. Tre dei quali nell’1-2 dello scontro diretto di lunedì sera al “Moccagatta”.
Una sconfitta che la tifoseria piemontese non ha per nulla metabolizzato. Tanto da convincere i Mandrogni Gradinata Nord Alessandria a postare ieri sul profilo Facebook di riferimento il seguente (durissimo) comunicato: “La Gradinata Nord comunica che parteciperà alla trasferta di Busto Arsizio, ma senza esporre striscioni e incitare la squadra. Chiediamo anche ai giocatori di non presentarsi sotto il settore da domenica fino alla fine del campionato, con qualunque risultato. Soltanto in caso di raggiungimento dei play off (obiettivo minimo stagionale) la squadra riceverà il saluto della curva”. Il post è stato rimosso dopo poco più di un’ora (in ossequio ad una parziale tregua) ma l’effetto è stato comunque raggiunto. Come dire che la ricreazione è finita. Un clima paradossale che accompagnerà la squadra domenica (ore 15, stadio “Speroni”) nella sfida con la Pro Patria valida per la 27^ giornata.

Chi sarà in campo contro i biancoblu? Al netto della squalifica del centrale difensivo Sosa, il consueto 4-3-3 dovrebbe prevedere Gianmarco Vannucchi in porta; il croato Celjak, Alex Sirri, l’uruguayano Morero e Roberto Sabato in difesa; l’ex SudTirol (e bustocco di nascita) Simone Branca, il brasiliano Mezavilla e Gianluca Nicco in mediana; in attacco gli altri due ex SudTirol Marras e Fischnaller, oltre a Simone Iocolano, ipertricotica superstella arrivata dal Bassano nel mercato di gennaio (quando, per inciso, fu cercato anche Andrea Pisani). Alternative? Infinite (o quasi). A partire dal metronomo Loviso e dal capocannoniere Bocalon, 13 reti (e 4 assist) in stagione. Ma l’imbarazzo è davvero solo nella scelta.

All’andata (7 novembre) finì 1-0 con rigore trasformato dall’ex Mostro della laguna (ai tempi del Venezia) Riccardo Bocalon. In casa, la Pro Patria ha vinto 4 degli ultimi 5 confronti ma ha perso proprio l’ultimo (1-3 l’anno passato nonostante vantaggio iniziale di Candido e grigi in 10 per mezzora buona).
Nella storia i precedenti in campionato sono 67 con sensibile supremazia piemontese: 27 vittorie a fronte di 22 successi tigrotti e 18 pareggi. Primo incrocio in assoluto il 23 dicembre 1928 in Divisione Nazionale: 4-1 per l’Alessandria nel “Pollaio” (poiché vi venivano spennati gli avversari) del Quartiere “Orti”. Era la squadra di Cattaneo, Ferrari e Banchero che il varesino Carlo Carcano (che sarebbe poi stato il vice di Vittorio Pozzo ai mondiali del ’34) aveva portato a sfiorare il titolo l’anno precedente. Un passato illustre che, tra Tanaro e Bormida, vogliono provare a rinverdire.

Giovanni Castiglioni