Un maremmano a Venezia. Per il match del primo maggio in laguna è stato designato l’arbitro Stefano Giovani della sezione di Grosseto (assistenti Marcolin e D’Annibale). Il 30enne fischietto di Orbetello è considerato (alla quarta stagione in Lega Pro e con 63 gare dirette) uno dei più affidabili direttori di gara della categoria. Tre i precedenti con la Pro Patria: 12/02/2012 successo nel gelo per 4-2 a Borgo a Buggiano, 20/10/2013 pareggio 1-1 a Vicenza e 01/12/2013 altro 1-1 con la Virtus Entella. Numeri a parte, il proverbiale quarto d’ora di celebrità fu vissuto suo malgrado da Giovani un paio di stagioni fa al “Nuovo Romagnoli” di Campobasso quando, al termine di un’effervescente sfida con l’Arzanese, lo speaker dello stadio (forse addirittura il presidente dei lupi Ferruccio Capone) lo apostrofò ruvidamente urbi et orbi mettendo in dubbio la legittimità dei suoi natali. Intanto, se venerdì al “Penzo” i tigrotti saranno praticamente al completo (salvo il multi-infortunato Calzi), gli arancioneroverdi si vedono decimati dal giudice sportivo con lo stop di due turni per il vice  Zanon (Serena rientra dalla squalifica) e di uno per Greco e Raimondi.

A margine una breve considerazione sul “caso scommesse” che nei giorni scorsi ha avuto un ulteriore refresh giornalistico. Della vicenda (antipatica e non priva di fondati elementi di sospetto) abbiamo scritto il 30 marzo quando demmo conto dell’esposto di Federbet alla Procura di Busto Arsizio circa le quote e i flussi di scommesse relativi a 6 gare di Lega Pro (4 della Pro Patria) che “al di fuori di ogni ragionevole dubbio, non hanno più nessun legame con la valutazione probabilistica dell’evento”. Insomma, evidenti anomalie riconducibili alla presunta conoscenza non solo dell’esito ma anche dello sviluppo delle gare.
Da allora (o meglio, dal 24 febbraio, data della notizia di reato) il fascicolo è di fatto sulla scrivania del pm Gentilini la cui indagine ha lo scopo di verificare se gli indizi raccolti siano gravi, precisi e concordanti tanto da assurgere al rango di prove. Non un compito semplice, se è vero che, come abbiamo visto recentemente in altre inchieste analoghe (quella della Procura di Cremona su tutte), senza la confessione di qualche protagonista, il quadro complessivo potrebbe essere definito una mera coincidenza. Quindi prima di avanzare (anche come semplice ipotesi), lo scenario della retrocessione, preferiremmo (magari solo per scaramanzia) contare fino a dieci. Il rischio in questi casi è che le anomalie da evidenti vengano giocoforza derubricate a normali. E con quest’ultime alla Pro Patria c’è una certa familiarità.                      

Giovanni Castiglioni