Da giocatore del Varese a patron del Legnano, da procuratore di Kakà ad organizzatore del concerto di Cristiano De André. Stiamo parlando di Gaetano Paolillo (in foto con la maglia del San Paolo di Kakà e alle spalle quella di Di Molfetta indossata all’esordio col Milan), personaggio noto nel mondo del calcio che ci concede un’intervista nella sua casa di Lissago. Mentre i suoi tre cuccioli di pastore maremanno abruzzese si aggirano in cerca di coccole, e la moglie prepara un cremoso caffé, Paolillo ripercorre i suoi ricordi da giocatore e procuratore sino ad arrivare al presente. Nato a Barletta l’8 aprile del ’57, ha esordito in B nel ’75 in Novara-Brindisi. E’ laureato in Scenze Motorie e ha il patentino di allenatore. Dal 1992 è Agente Fifa.
Esattamente un anno fa è iniziata la sua avventura al Legnano, formazione di Eccellenza. Come mai questa scelta?
Ho vestito la maglia Lilla per due stagioni e mi sono affezionato alla città e ai colori. Non avrei mia immaginato però un coinvolgimento così importante nel club. Un anno fa sono stato contattato per dare una mano ad allestire la squadra, per portare qualche ragazzo. La situazione era tutt’altro che rosea: tanti debiti e poca credibilità, così io e il mio amico Fraietta ci siamo buttati in questa avventura. Le cose  mi piace farle bene e ho deciso di curare tutto in prima persona“.
Anche il Varese ha passato momenti bui, perché non aiutare il club della sua città?
Il Varese era un morto che camminava. Dalla vecchia dirigenza sono stato contattato a fine stagione, ma ero già coinvolto a Legnano. Purtroppo per il Varese e per i suoi tifosi il fallimento era inevitabile; chi ha fatto calcio aveva capito da tempo che quella società era destinata a quella fine. I debiti si trascinavano da anni e invece di fare una programmazione oculata ripianando le perdite, si continuava a spendere più di quanto si incassava“.
Il calcio a Varese è rinato e adesso le due piazze sono dirette avversarie in Eccellenza. Se nella Città Giardino c’è grande entusiasmo, la piazza lilla sembra stufa di questa categoria…
Sono due storie diverse. A Legnano si è rimasti per un anno senza calcio e si è ripartiti dalla Prima Categoria. In fretta la società è arrivata all’Eccellenza, ma anche per fare questo campionato ci vogliono risorse. La città e i tifosi meritano un progetto serio e continuativo che possa permettere al Lilla di continuare ad esistere. Preferisco mantenermi in Eccellenza che non spendere tutto per salire un anno e poi sparire. Spesso questi sforzi non vengono capito ed apprezzati perchè si danno per scontate troppo cose“.
Il Varese sta dominando in campionato, il Legnano viene da una serie di risultati positivi, tra cui il 3-0 in semifinale di Coppa Italia…
Sognavo la finale di Coppa tra Varese e Legnano. Volevo battere fortemente i biancorossi in campionato e sono convinto che non abbiamo meritato la sconfitta. Una finale con due squadre con il blasone di Varese e Legnano avrebbe dato lustro alla competizione e richiamato il pubblico delle grandi occasioni. Ho giocato al Varese, sono legato anche ai colori biancorossi, ma nel girone di ritorno verrò a prendermi la rivincita“.
Vive il calcio a 360 gradi: lo ha conosciuto da giocatore, ora da patron e soprattutto da agente e procuratore. E’ noto per la sua capacità di scovare talenti. Uno su tutti? Ricardo Kakà. Cosa ci racconta sull’ex rossonero?
Ho sempre vissuto il rapporto con Kakà e con la sua famiglia in maniera semplice e pura come lo si vive con un amico vero. La gente intorno a me mi diceva che si trattava di una cosa straordinaria, fuori dal normale, io invece avevo a che fare con un ragazzo semplice e sensibile che non ha mai preteso nulla. Lo considero un fuoriclasse prima di tutto come uomo e poi come calciatore. Tanti giocatori di oggi, pur non essendo nessuno, pretendono l’impossibile, dovrebbero tutti prendere esempio da lui“.
Oramai nel mondo del pallone gli scandali e le inchieste sono all’ordine del giorno…
Dal mio esordio In B sono passati quarantanni e ho sempre vissuto in questo mondo. Penso che nonostante tutto, quella palla che rotola in un campo dà sempre emozioni e sensazioni uniche, chi ama il calcio non ne può fare a meno e ne rimane affascinato a qualsiasi livello. La propria squadra, Varese e Legnano lo dimostrano, la sia ama in qualsiasi categoria. Oggi la maggior parte degli stadi sono scomodi, forse dalla tv le partite si vedono meglio, il business la fa da padrone, ma nonostante questo il mondo del calcio non morirà mai“.
Dal calcio ai concerti. Lei è uno degli organizzatori del concerto di Cristiano De Andrè a Varese, appuntamento il 15 dicembre alle 21 al Teatro Apollonio in piazza Repubblica. Come mai ha puntato proprio su questo cantautore?
“Ho un amico che organizza concerti e mi ha voluto coinvolgere in questa iniziativa anche se sinceramente mai avrei pensato di fare un’esperienza come questa. Fabrizio De Andrè ha segnato un’epoca, la mia. Suo figlio Cristiano sta seguendo le sue orme e mi piace molto sentirlo cantare le canzoni del padre. Per questo ho sposato di buon grado la causa. Penso che in questo periodo non ci siano cantautori che segnino il tempo come accadeva in passato. Abbiamo deciso di applicare un prezzo accessibile a tutti, solo 30 euro per un concerto in un Teatro. Non so se questa iniziativa avrà un seguito per me, certo è che mi piace fare qualcosa per aggregare la gente, i giovani in particolare“.

Elisa Cascioli