A volte sono le persone che nessuno immagina possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare. Il sognatore in questione non è ovviamente Alan Turing ma Alessio Pala da Treviglio, allenatore in grado di rivoltare la Pro Patria come una frittata conducendola alla prima vittoria stagionale. Nel post Cremonese, il tecnico tigrotto è più tirato che mai: “Loro sono una grande squadra, soprattutto davanti. Siamo stati bravi all’inizio, poi nel finale, quando hanno schierato tutta l’artiglieria, abbiamo un po’ sofferto. Anche perché chi è entrato deve ancora trovare la condizione”. La prima volta non si scorda mai e quindi via di dediche a tutta manetta: “Sono contento per la proprietà. In particolare per il presidente Nitti (presente in sala stampa, ndr) che voi vedete magari in maniera un po’ distaccata ma soffre tantissimo”. Il gruppo di famiglia nasconde però qualche sfaccettatura insospettabile: “Sereni noi? Impossibile esserlo in questa situazione. Deve essere così”. Prova lampante il botta e risposta con Pisani a gara in corso: “Tutto chiarito. Ma lui deve fare quello che dico io. Lui gioca, io alleno”. In effetti, non fa una grinza. Per inciso, l’oggetto del contendere, erano i tempi di uscita del Piso a transizione difensiva in corso.

Chi, al contrario, sembra più tranquillo di quanto non giustificherebbe il risultato, è Fulvio Pea che, incassato l’attestato di stima di Nitti (“con Pala, sei il miglior allenatore del girone”) analizza la gara con fredda semplicità: “Il gol in avvio ci ha spiazzati. Abbiamo fatto un buonissimo secondo tempo, purtroppo non è bastato. Mi dispiace perché questo risultato rischia di cancellare quanto di buono è stato fatto in questi primi 5 mesi di lavoro”. Il confronto a partita chiusa con gli ultras si sarebbe mantenuto su toni civilissimi: “Ci hanno chiesto più impegno. Ma lo hanno fatto con grande educazione. Li ammiro anche perché ormai in curva ci sono capi famiglia e capi d’azienda”.

D'AlessandroL’analisi sociologica sul tifo grigiorosso la destiniamo ad altra sede tanto più in presenza del match winner Matteo D’Alessandro che in una premessa fiume snocciola una litania di ringraziamenti da Guinness dei Primati: “Sono arrivato a Busto grazie a due persone: Michele Ferri che ho conosciuto l’anno scorso a Vercelli e mister Pala con cui condivido delle amicizie. E poi devo ringraziare la società, il presidente Nitti e Patrizia Testa, che mi hanno fortemente voluto facendo un grosso sacrificio. Un grazie anche alla mia ragazza, la mia famiglia e al mio personal trainer che mi ha permesso di mantenermi in condizione. Grazie anche al pubblico cha ha capito e ci ha sostenuto”. Manca qualcuno? Sembrerebbe di no. L’esordio, intanto, è stato davvero da record: “Neanche in sogno avrei pensato ad una prima migliore. Questi mesi per me sono stati molto duri. Li ho vissuti come un’ingiustizia. Ma siamo solo all’inizio. Certo, quando sono arrivato mi aspettavo di trovare un gruppo abbattuto e invece ho scoperto ragazzi splendidi e con tanto cuore”. La posizione in campo non sembra essere un grosso problema: “Nasco come terzino destro a 4. Ma posso fare anche il quinto o il terzo di difesa. Oggi sono stato impiegato come mezzala, un ruolo che avevo già coperto in B alla Reggina. Penso di potermi adattare ovunque”. Insomma, a occhio e croce, può stare tranquillo solo La Gorga. Forse la Pro Patria ha finalmente trovato il coltellino svizzero che cercava.

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Giovanni Castiglioni